Il Padiglione dell’Espansione italiana in Oriente sorge all’interno della Mostra d’Oltremare di Napoli. L’edificio fu progettato nel 1938 da Giorgio Calza Bini, per celebrare i rapporti millenari tra l’Italia e il continente asiatico, alla luce retorica di civilizzazione compiuta dal regime fascista.
A differenza degli altri padiglioni del Settore Geografico, l’edificio non ebbe una progettazione organica poiché prima di destinarlo ad una mostra orientale si stabilì che l’edificio d’ingresso dovesse presentare un preciso carattere monumentale. Il risultato fu un padiglione distinto da un carattere severo e solenne all’esterno e dal delicato tocco di ispirazione orientale all’interno. L’austerità fu assicurata da un massiccio loggiato sorretto da un rigido basamento di marmo. L’ingresso si formulava in tre larghi varchi, ornati da altrettanti bassorilievi ad opera di Luigi Scirocchi. Ai lati della struttura frontale si diramavano le braccia laterali del padiglione con le sale espositive. Superati i varchi d’ingresso, un ampio cortile dalla pianta rettangolare ospitava una gradinata che conduceva alla Torre di Marco Polo, ai lati della quale si sviluppavano due giardini in stile cinese e giapponese.
Durante la II Guerra Mondiale gli americani allestirono il 21st General Hospital nella Mostra e la torre di Marco Polo del Padiglione Orientale fu adibita a spaccio per le protesi ortopediche. Nel 1952 il polo fieristico di Fuorigrotta riaprì con la Mostra sul Lavoro Italiano nel Mondo. Per l’occasione vennero effettuati dei lavori al Padiglione orientale ad opera di Marcello Sfogli e Massimo Nunziata, mutando notevolmente l’aspetto originario dell’edificio, convertito nel Padiglione delle Attività Creditizie e Assicurative. Il loggiato originario subì un abbassamento e fu chiuso da vetrate, ogni elemento orientale, la torre e il sottile porticato che delimitava il versante nord del padiglione furono eliminati. Anche gli spazi laterali e il cortile interno subirono una profonda trasformazione.
La nuova mostra non ottenne il successo sperato e chiuse poco dopo. Il padiglione riaprì alla fine degli anni ’50 grazie ad Eduardo Caianiello, professore di Fisica Teorica dell’Università di Napoli, che vi stabilì la Scuola di Perfezionamento in Fisica Teorica e Nucleare. Nella sua nuova veste accademica l’edificio subì ulteriori trasformazioni prima di essere nuovamente abbandonato col trasferimento del dipartimento di fisica a Monte Sant’Angelo.