Il complesso di Casa Reina, comunemente noto come “Corte Castellini”, è costituito da quattro corpi di fabbrica disposti attorno a una corte. Il fabbricato che si affaccia su via Castellini è il più antico, risalente al XIV-XV secolo, e si differenzia rispetto agli altri tre lati della corte per una pianta a corpo doppio e per la presenza di un terzo piano.
Il complesso è individuabile già nel Catasto Teresiano del 1721. La conformazione settecentesca, che racchiudeva un orto noto come “Orto delle Monache”, subì una rilevante mutazione intorno alla prima metà del XIX secolo, fino a raggiungere la consistenza attuale dell’impianto, già riconoscibile a partire dal Catasto Lombardo Veneto.
Alcuni documenti seicenteschi attestano che il corpo di fabbrica affacciato su via Castellini era pervenuto al monastero di S. Caterina in seguito al testamento del 24 luglio 1648 di Caterina Brusati, vedova di Cesare Reina, tanto che in documenti ottocenteschi questa porzione di fabbricato è ancora conosciuta come “Casa Reina”. Un disegno riportato sulla camicia che contiene questi documenti descrive sinteticamente il nucleo originario dell’attuale complesso: un corpo di fabbrica doppio a ovest, chiamato “Casa delle Madri”, affacciava su una corte con pozzo centrale chiusa da un muro a sud; nell’angolo sud-est della corte si trovava un fabbricato chiamato “Osteria di San Giacomo”; più a nord vi era l’oratorio dedicato a San Giacomo, la cui abside occupava parte della corte.
L’antichità del fabbricato è confermata da recenti studi stratigrafici condotti sulle murature del prospetto ovest lungo via Castellini, dimostrando l’avvicendamento di almeno cinque fasi costruttive. Malgrado le trasformazioni otto-novecentesche abbiano alterato gli interni con nuove partizioni e coeve nuove aperture di porte e finestre – modifiche che hanno coinvolto soprattutto il piano terreno -, il fabbricato disposto lungo via Castellini mantiene in evidenza, sia a livello planimetrico sia a livello dei prospetti, le caratteristiche di una residenza quattrocentesca articolata su tre piani.
Il corpo doppio del fabbricato è disposto lungo un muro di spina su cui si ammorsano-appoggiano le pareti delle numerose stanze che, sui tre livelli, affacciano esternamente su via Castellini e internamente sulla corte. L’edificio è caratterizzato da alcuni ambienti – tre grandi stanze sovrapposte, di pari dimensione, – che lo attestano cronologicamente al XV secolo; quelle del piano terreno e del piano nobile sono state suddivise in stanze più piccole, mentre quello del terzo livello ha mantenuto l’originaria superficie, che era quella destinata allo stoccaggio, per lo più di derrate alimentari.
Un cenno circa la consistenza del corpo di fabbrica su Contrada Longa è contenuto nel passaggio di proprietà avvenuto nel 1825, dove si evidenziano alcuni aspetti legati alla destinazione d’uso dell’edificio caratterizzato, forse a partire già dalla fine del XVIII secolo, per la presenza di una serie di botteghe al piano terreno aperte sull’attuale via Castellini, particolarità che si è mantenuta durante i secoli XIX e XX.
Il complesso, oggi in abbandono, conserva parti di evidente antichità, pur nelle riforme e negli adeguamenti che nel tempo si sono succeduti e malgrado il suo precario stato di conservazione, in progressivo peggioramento a causa delle infiltrazioni dalle coperture e dell’assenza di manutenzione.