Sembra esistesse già prima del 1250: pare addirittura se ne trovi traccia nei diplomi di Ottone I, del 962, e del conte Ugo di Toscana, del 970.
Scrive il padre Cavicchi della Pieve di Cento: «La Torre del Cocenno si trova nella località dove sicuramente ai primi del 1200 confluivano i seguenti corsi d’acqua: il Cocenno, detto ‘fiume’ e ‘canale’, proveniente dall’estremo nord del centese, e il Riolo, che decorre in giù nelle valli di Galliera e di lì fino alla Torre del Cocenno. Dal luogo di confluenza dei due fiumi Cocenno e Riolo nel 1297 partiva il Lavino, sfociante nel Po presso la scomparsa Torre di Porotto».
Sorta con funzioni di sorveglianza, fu ristrutturata nel XIV secolo, mentre l’abitazione rurale che vi è addossata risale al ‘700. Le finestre a mezza luna sotto la cornice dovevano servire per l’avvistamento e l’uso delle armi da fuoco, mentre la porta e le finestre ad arco sono state aperte più tardi.
In un documento relativo alla parrocchia di Santa Maria di Galliera è riportato, in data 1691, che nella Torre di Cocenno vi era un oratorio di proprietà dei Padri di San Michele in Bosco, i quali avevano qui molti beni: questa testimonianza è ora conservata all’Archivio Arcivescovile di Bologna.
Dagli scritti di A. Benati si ricava inoltre che la tenuta agricola di Torre Cocenno nel 1806 fu assegnata da Napoleone all’Università di Bologna, allo scopo di migliorare, col ricavato della vendita, il laboratorio chimico, l’orto botanico, gli anfiteatri per le lezioni sperimentali, l’osservatorio e i gabinetti di meteorologia e fisica.