La Badia Camaldolese dei Santi Giusto e Clemente, la cui fondazione risale al 1030, costituisce un rilevante esempio di architettura monastica camaldolese, riflettendone il tipico schema architettonico, costituito da un cortile centrale, la chiesa lungo uno dei lati, al piano terra i locali del refettorio, il quartiere dell’Abate e la foresteria, al piano primo la biblioteca e le corsie dormitorio dei monaci, ai piani interrati ripostigli, cantine, laboratori.
Il complesso monastico è diviso in due strutture ben distinte: la chiesa, i cui resti conservano ancora la struttura di età romanica, e il monastero, la cui configurazione risale principalmente alla ricostruzione Cinquecentesca. La Badia ospitava numerosissime opere d’arte, di cui solo una minima parte conservate in sito, come il ciclo di affreschi del refettorio opera di Donato Mascagni. Ugualmente ricca era la chiesa, di cui oggi si conservano la facciata, realizzata su disegno di Bartolomeo Ammannati come il chiostro del monastero, l’abside e i muri perimetrali, queste ultime testimonianze della originaria struttura romanica. L’attuale stato di rudere è il risultato di un terremoto nel 1846 e di successive frane che comportarono l’abbandono del monastero nel 1861 da parte dei monaci. Un ulteriore crollo interessò la chiesa nel 1895.