I ruderi dell’abbazia della Santissima Trinità si trovano sulla piana del massiccio calcareo del Monte Sacro (c.a. 850 metri s.l.m).
L’insediamento, secondo una tradizione nata in ambito locale, comparirebbe per la prima volta in una bolla del 1058 come cella dell’abbazia benedettina di Santa Maria di Càlena.
La prima menzione dell’abbazia è invece di un secolo più tarda, del 1138. Il periodo di massima fioritura economica e culturale è collocabile tra il XII e il XIII secolo; nel 1431 viene abbandonata dai benedettini e nel Seicento la fabbrica risulta essere in stato di rovina.
La storiografia individua la cella – menzionata nel XI secolo – in un gruppo di edifici posti a sud dei resti del complesso, tra cui si distinguono una serie di arcate ogivali aperte in una parete di pietrame e una cappella di piccole dimensioni coperta da una volta a botte.
Il complesso abbaziale del XII secolo sarebbe da identificare con un altro gruppo di edifici di cui si riconosce il nartece e parte delle tre absidi estradossate della chiesa divisa in tre navate alla quale si affiancava il chiostro. Sulle pareti dell’abside si individuano leggere tracce di affreschi, poco riconoscibili. All’interno del nartece si sono tutt’oggi conservati alcuni capitelli delle semicolonne poste sulla controfacciata della chiesa, due con decorazioni fitomorfe e uno con elementi zoomorfi, ascrivibili ad un periodo compreso tra l’XI e il XII secolo.
Una seconda stagione costruttiva, legata alla figura dell’abate Gregorio, portò nel primo quarto del XIII secolo ad un rifacimento della chiesa, coperta con una volta a botte, dotata di nartece, a cui fu affiancata, a nord, un’imponente torre, tutt’oggi visibile.
Si distinguono parte dell’antica cinta e alcuni ambienti di servizio. Tra questi si individuano i cosiddetti balnea e il laminione, un ambiente di pianta rettangolare originariamente coperto da una volta a botte; di quest’ultimo rimane la parete nord sulla quale si aprono nicchie a tutto sesto. Di notevole interesse appare un ambiente di pianta rettangolare che doveva presentare una copertura a sezione piramidale su cuffie.
L’abbazia si presenta in uno stato di abbandono e circondata dalla vegetazione spontanea; si segnalano alcuni interventi di consolidamento eseguiti sull’estradosso della volta del nartece che hanno impedito il crollo dei resti di questo. L’edificio è inserito all’interno di percorsi di trekking e visitato da gruppi organizzati.

