La cittadella dell’Istituto per i Figli del Popolo, poi Collegio Ciano, fu edificata tra il 1939 e il 1940 nell’ambito del Piano di Risanamento dell’area napoletana di Fuorigrotta attuato alla fine degli anni Trenta del Novecento. Progettato dall’ingegnere Francesco Silvestri con estrema modernità di vedute sia in termini strutturali che di funzioni sociali, il complesso si compone di architetture in cemento armato e finitura ad intonaco, con bucature regolari e rettangolari. Tale insieme di edifici razionalisti dalle molteplici funzioni erano stati concepiti per il recupero fisico e mentale dei bambini napoletani poveri e abbandonati, di età compresa tra i sei e i diciotto anni, le cui attività si svolgevano nelle distinte sezioni femminile e maschile. Ampie superfici verdi con giardini, viali, strade, piazzali e orti coltivati per fini didattici completano l’opera che trova collocazione su un terreno terrazzato con lo sguardo verso l’abitato e il mare di Bagnoli.
La palazzina del Comando maschile della Gioventù Italiana del Littorio (GIL) è il primo edificio del Complesso Ciano che si incontra lungo l’attuale viale della Liberazione, provenendo dalla città. Essa ospitava numerose funzioni quali le attività direzionali e politiche, le mansioni amministrative e la destinazione abitativa. L’edificio è costituito da un corpo a U sviluppato su tre livelli i cui bracci lunghi, abbastanza larghi da poter collocare un corridoio di distribuzione all’interno e gli ambienti sui due lati, sono affiancati verso l’esterno da volumi più bassi di un piano, dalla planimetria mistilinea e caratterizzati da vetrate a tutta altezza. L’edificio del Comando maschile era il fulcro da cui partivano le direttive. Al piano terra vi erano gli uffici, al livello superiore le residenze per i funzionari dipendenti, al secondo piano trovava collocazione l’appartamento del Direttore con una grande terrazza panoramica. Nel 1943 il Collegio divenne un campo profughi e fu dismesso nel 1952 per essere adibito a Base NATO fino al 2013.
Oggi la palazzina, che ha preservato i caratteri originari, seppure risulti alterata nelle finiture e da alcuni volumi aggiunti, non presenta alcuna destinazione d’uso. Lo stato di conservazione degli interni, come degli esterni, è buono, palesandosi solo lievi problematiche che interessano gli intonaci e le controsoffittature.