Nel 1930 venne messo in esercizio dalla Società Pertusola un forno Waelz della Krupp presso la miniera San Giovanni; tra le strutture accessorie a quel ciclo è senza dubbio da menzionare la “camera sacchi” in cui veniva realizzata la filtrazione della corrente gassosa e separazione dell’ossido di zinco. La camera era organizzata con la disposizione di una batteria di 1344 sacchi in lana, aventi diametro di 1,6 metri e altezza di 8, sottoposti a scuotimento meccanico ciclico a mezzo di martelli, tale da far precipitare le polveri zincifere nelle tramogge poste alla base della struttura. Le tramogge erano in muratura solidali con l’intera struttura. Il fabbricato venne costruito in pilastri di calcestruzzo, tamponatura in mattone pieno, e copertura a due falde in manto di calcestruzzo; la parte sotto copertura è accessibile dall’alto a mezzo di una scala in ferro ed una passerella sempre in ferro che consentiva l’accesso a tutti i meccanismi di aggancio e scuotimento dei sacchi, posizionata nel prospetto meridionale del fabbricato. Questo si presenta ancora oggi in tutta la sua maestosità ed imponenza, marcando chiaramente il paesaggio dell’area impiantistica della miniera. Terminato l’utilizzo iniziale venne impiegato come locale di supporto alla contermine flottazione Idina, ospitando laboratori ed impianti per l’ottimizzazione del processo. Sul prospetto Nord vennero quindi realizzate delle aperture finestrate ed il portone di ingresso a sostegno della nuova destinazione d’uso. Durante il Ventennio, al di sopra della linea finestrata venne realizzata una scritta cubitale inneggiante Benito Mussolini, ancora oggi distinguibile nonostante la tinteggiatura sovra impostata dopo il 1945.