Non si conosce la data precisa dell’edificazione della cappella, ma è certa la sua esistenza a partire dal 1678; con documento testamentario, datato 10 maggio, Anna Scaiola, in Rano, lascia una rendita di 30 ducati per assicurare la celebrazione, nella cappella di 50 messe l’anno.
La cappella fu realizzata lungo un alveo, la cupa, che poi, prese il nome del titolare della cappella: cupa S. Michele.
Nel 1743, su istanza dei creditori, i beni dei Rano, vengono posti sotto sequestro ed acquistati, da Francesco Buonocore il quale affida all’architetto Antonio Santamaria il compito di restaurare la Cappella.
Nel 1840 Pasquale Buonocore provvede ad un nuovo restauro ed ampliamento della cappella, nonché al suo abbellimento.
La Cappella è di forma rettangolare coperta da una volta a padiglione; è preceduta da un’esedra e da un corpo più in basso, la sagrestia. All’interno, in una grande nicchia è posto l’altare maggiore, ed in un’altra quello minore.
La facciata presenta rivestimento a finto bugnato. Il portale di accesso è architravato con trabeazione sorretta da mensole. Il coronamento è realizzato con timpano triangolare affiancato simmetricamente da due piccoli campanili. Il prospetto laterale è scandito da aperture a sesto ribassato.
Oggi la cappella è in uno stato di totale abbandono; l’ingresso principale è inaccessibile e l’esedra è seppellita sotto una folta vegetazione.
E’ in corso uno studio di fattibilità tecnico-economica finalizzato al progetto di restauro finanziato con fondi del PNRR.