Vasto complesso rurale situato all’estrema periferia Ovest del capoluogo, in un ambito esposto al rischio di ritrovamenti archeologici. Le prime carte che “fotografano” il territorio di Assiano, restituendoci un quadro preciso della proprietà (ecclesiastica), delle colture in atto (cerealicole) e dell’organizzazione territoriale dell’epoca (Pieve di Cesano Boscone), sono quelle del Catasto Teresiano del 1722, ma la cascina ha in realtà origini ben più antiche. Si tratta infatti, con buona probabilità, del borgo agricolo di Axilianum, sorto in epoca romana sulla direttrice per Cusago. Di sicuro ne è attestata l’esistenza fin dal 1045, quando una sentenza riconosce alla basilica di Sant’Ambrogio la proprietà di alcuni beni ubicati ad Assiano. Al centro del borgo, oggi suddiviso in tre distinte corti semichiuse, si sviluppa la cosiddetta “Corte dei Cainarca”, definita da fabbricati di due piani fuori terra (oltre alla citata cantina) realizzati in mattoni pieni e conclusi da coperture (lignee) a falde inclinate. Il settore Nord/Nord-Est è occupato da portici, granai e stalle, mentre il settore Nord/Nord-Ovest da pollai, officina, depositi, residenze agricole e casa padronale. Tra queste ultime è incastonato l’Oratorio di San Martino, che, seppure spogliato del prezioso trittico che fungeva da pala d’altare, conserva ancora l’altare e la balaustra del presbiterio in marmi policromi risalenti al XVIII secolo. La prima costruzione dell’oratorio è fatta risalire al XII secolo essendo citata nel <em>Liber Notitiae Sanctorum Mediolani</em>(1288 – 1289). Nel XVII secolo l’impianto romanico è stato trasformato in forme barocche e la cappella è stata inglobata in nuove costruzioni. Altri interventi sono documentati anche nel secolo successivo. Sopravvissuta alle grandi trasformazioni urbanistiche della città metropolitana, la Corte dei Cainarca ben rappresenta quello spirito agrario e aggregativo che è stato per secoli uno dei capisaldi identitari del territorio milanese. Il complesso rurale versa però in un avanzato stato di degrado strutturale e materico e richiede interventi urgenti per la salvaguardia delle strutture tutt’ora esistenti. Per l’Oratorio di San Martino sono compatibili destinazioni d’uso quali il culto e le attività culturali, per gli edifici della Corte si ritengono funzioni adeguate l’attività agricole, la residenza, le attività ricettive non alberghiere, le attività socio-culturali, l’artigianato di servizio, il commercio di vicinato e il terziario-direzionale.