La Cascina è situata all’interno del parco Forlanini, non lontano dal nucleo storico dell’Ortica, in un ambito esposto al rischio di ritrovamenti archeologici. La cascina sorge sulla biforcazione di un antico tratturo per Monluè, alla confluenza di due sentieri che provenivano dalla Madonna di Loreto e dalla cascina Acquabella. La storiografia attribuisce la fondazione del sito alle monache benedettine di Santa Radegonda, fuggite in questo luogo dopo le incursioni del Barbarossa a Milano nel 1162. La chiesa romanica che venne eretta di lì a poco, poi trasformata in casa colonica e di cui è ancora visibile soltanto l’abside, è descritta in numerose fonti cartografiche e nei resoconti delle visite pastorali del secolo XVI. La mappa del Catasto Teresiano del 1721 descrive un insediamento costituito dalla chiesa posta a nord, da un lungo fabbricato addossato al suo fianco meridionale e, infine, da un corpo di fabbrica ubicato a ovest. Ora invece, la chiesa si presenta come un edificio residenziale di due piani fuori terra con copertura tradizionale a falde, manto in coppi e distribuzione a ballatoio, terminante a est con l’abside originaria. Nel corso dell’Ottocento, infatti, l’abside venne trasformata in càneva o ghiacciaia (in uso fino al secondo Dopoguerra) e la navata in casa colonica con caminate (stanze monofamiliari al piano terra dotate di camino) e solaria de supra (stanze con solaio in legno al piano superiore). L’edificio venne contestualmente prolungato verso ovest grazie a un corpo residenziale che, forse, ingloba la facciata e il portale lapideo della chiesa antica, poi piegato a sud lungo via Cavriana e, infine, concluso con una tettoia porticata adibita a deposito; l’accesso carraio immette direttamente alla corte, su cui affacciano altri due rustici utilizzati come stalla-fienile (a est) e deposito-fienile (a sud). I prospetti esterni dell’ampliamento residenziale sono ingentiliti da sequenze di archi ribassati e paraste in mattoni comprendenti una fascia marcapiano del medesimo materiale, mentre i rustici, più semplicemente, sono definiti da paraste e pilastri in mattoni, alla base di uno dei quali è murata un’epigrafe funeraria di epoca romana. A spiccare su tutto è l’abside dell’antica chiesa, caratterizzata da un paramento murario in mattoni a vista suddiviso in otto campate da sottili paraste, da un’alta cornice sottogronda ad archetti pensili e da tre monofore a tutto sesto strombate. Al suo interno sono visibili tracce di pregevolissimi dipinti murali, verosimilmente trecenteschi, raffiguranti l’incoronazione della Vergine tra angeli e Santi.
L’edificio passò sotto varie proprietà, venne quindi donato nell’Ottocento ad un Istituto di carità, che lo concesse poi al Demanio. Attualmente è di proprietà del Comune di Milano. La cascina venne dunque destinata integralmente ad uso abitativo ed agricolo, ospitando così circa una cinquantina di persone nel 1935.
All’inizio del XXI secolo, l’attività agricola si è bloccata e, con la paura dell’abbandono, nel 2012 un gruppo di giovani milanesi, tra cui qualche residente, ha iniziato a riqualificare gli spazi della cascina aprendoli al pubblico. Attualmente il complesso è in concessione alla Società Agricola Impresa Sociale, che persegue svariate iniziative di stampo agricolo, sociale e culturale, alcune a carattere permanente, nell’ambito del progetto CasciNet. Nonostante il tentativo di aprire la cascina alla città, questo antico insediamento rurale necessita comunque della manutenzione dei suoi fabbricati, che versano in un precario stato di conservazione.