Il castello di Botestagno o Podestagno (dal tedesco: Peutelstein) è stato un fortilizio medievale che si ergeva sull’omonimo monte (1.513 m s.l.m.), situato nella valle del torrente Boite, qualche chilometro a nord di Cortina d’Ampezzo. Dell’intero complesso architettonico restano oggi soltanto poche rovine.
Il primo vero nucleo in pietra della fortezza è stato fatto costruire probabilmente verso il 1100, dopo che, nel 1077, l’imperatore Enrico IV aveva donato tutta la zona al potente Patriarcato di Aquileia. Poiché il castello sorgeva proprio lungo la strada Regia di Alemagna, che collegava il Nordest italiano con il Sacro Romano Impero, divenne un fondamentale punto di ristoro per le carovane mercantili, e di riscossione di pedaggi per i da Camino.
Nel 1420 tutta la zona passò in mano alla Repubblica di Venezia, che stava vivendo il culmine della propria “età dell’oro”, attuando una politica di espansione sulla terraferma. Poco più di novant’anni dopo, il castello venne inglobato al Tirolo da Massimiliano I d’Asburgo, insieme a tutta la conca ampezzana (21 ottobre 1511). Da quel momento la fortezza fu sede dei luogotenenti asburgici, che ne furono gli ultimi proprietari. Venne restaurato una prima volta nel 1568 con l’aggiunta di nuove postazioni per i cannoni; nel 1618 venne completamente restaurata ed ingrandita anche la guarnigione, raggiungendo il proprio massimo splendore, nonostante fosse stato abbattuto il vecchio torrione. L’edificio era costruito su tre piani, con cappella, celle, cucina e cantine; camere con stube, alloggi e armeria. All’esterno vi dovevano essere anche fienili e stalle.
Dopo gli ultimi marginali impieghi militari durante i fatti del 1809, ovvero durante la guerra di liberazione del Tirolo da parte degli Schützen, e del 1848, il castello venne man mano demolito a seguito dell’apertura della Strada d’Alemagna (1830) e fu, infine, definitivamente abbattuto nel 1867 dalla comunità di Cortina. Il pretesto fu che, a seguito dell’annessione del Veneto all’Italia del 1866, in caso di guerra con l’Italia non fosse usato a scopi bellici; in realtà la popolazione aveva mal sopportato per secoli la presenza della fortezza per tutti i soprusi che avevano dovuto subire.
Il Regio Esercito italiano nel 1915, durante il primo conflitto mondiale realizzò sul colle una serie di gallerie (tuttora presenti) con postazioni d’osservazione per artiglieria leggera e mitragliatrici e trincee, contribuendo alla definitiva demolizione del castello.
La struttura si presenta in un evidente stato di degrado con anche possibilità di crollo di alcuni elementi lapidei specialmente nelle mura di cinta lato nord. I sentieri di accesso sono stretti e la visitabilità del sito risulta complessa e poco chiara frammentata nelle parti più importanti e la presenza del castello non è più percepibile dalla strada Alemegna.