Il castello di Montoggio, posto a guardia dell’alta valle Scrivia, divenne proprietà dei Fieschi, una delle più influenti famiglie genovesi, che ne fecero una loro roccaforte soprattutto nel XV e XVI secolo.
Il castello venne fortemente munito verso la metà del XVI secolo per essere adattato a resistere alle nuove armi da fuoco. Venne però totalmente demolito con gli esplosivi a seguito della conclusione della vicenda di Gian Luigi Fieschi nel 1547.
Nel XVI secolo l’ingresso era posto a ponente ed era costituito da una fortificazione a parte, di pianta quadrata, ben difesa e munita. Questo ingresso a torrione immetteva in un ampio cortile, in pratica una vasta piazza rettangolare di circa 70 metri per 25, al cui limite opposto stava il nucleo interno del castello.
Il cortile, stretto e lungo, era delimitato da due spessi muri di cinta, coperti da una merlatura, e nei quali si aprivano numerose feritoie. Le difese di questa piazza recintata erano anche naturali, con il precipizio che la delimitava oltre le sue mura sul lato a meridione, e a settentrione era protetto dal ripido versante del rilievo in salita. Andando verso la piazza d’armi che conduceva a quella che era la parte abitata dai signori, si passava in direzione di levante un profondo fossato che proteggeva il cuore del fortilizio. Il corpo principale del castello era composto da un unico blocco, una grande e massiccia costruzione quadrata di circa 40 metri di lato, munita agli angoli da quattro torrioni circolari aggettanti all’esterno e verso l’interno. Questi torrioni avevano un’ulteriore prosecuzione in torrette a pianta quadrata. Per la parte basamentale possono richiamare nelle forme l’unico torrione posto nel vicino castello di Savignone.
La tipologia, in Montoggio ben più rafforzata, costituiva uno degli esempi di adattamento alle nuove armi da fuoco, seguendo le recenti di altri fortilizi della regione.