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DIREZIONE GENERALE ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO Ministero della Cultura
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Centro chimico militare (Ex Saronio)

Centro chimico militare (Ex Saronio)

Indirizzo: Via della Libertà
Comune: Cerro al Lambro
Provincia: Milano
Regione: Lombardia
Architettura / Fabbrica

I corpi di fabbrica costituenti il Centro chimico militare di Riozzo, frazione del comune di Cerro al Lambro, sono quanto rimane dell’Industria Chimica Saronio, di cui il chimico Piero Saronio fondò il primo nucleo nel 1926 nel comune di Melegnano, acquistando uno stabile situato lungo la via per Carpiano, di proprietà della Latteria di Locate Triulzi. Gli edifici attualmente esistenti furono realizzati soltanto nel 1943, quando Saronio ampliò la fabbrica di Melegnano con la costruzione di un nuovo stabilimento sul vicino territorio di Riozzo, identificato da subito come Centro chimico militare (Ccm), ossia stabilimento destinato alla produzione di armi e aggressivi chimici. La fabbrica di Riozzo, estesa su un’area di circa 45.000 mq, era delimitata da un muro di cinta, e collegata a quella di Melegnano dal raccordo ferroviario parallelo alla strada per Sant’Angelo. Diversamente dai fabbricati dell’industria di Melegnano, edificati senza una pianificazione precisa, l’architettura dello stabilimento riozzese venne realizzata con l’intento di richiamare la potenza bellica italiana dell’epoca fascista. Il monumentale acquedotto, ancora esistente, che concludeva l’unica strada di accesso allo stabilimento, riprendeva il cosiddetto “Arco dei Fileni” che Italo Balbo fece costruire in Libia nel 1937, quale “Arco della Vittoria”, simbolo della conquista bellica e coloniale del Fascismo, e demolito nel 1973 da Gheddafi proprio in quanto simbolo del colonialismo italiano. La fabbrica di Riozzo venne in seguito acquisita dal Demanio Militare, mentre Saronio mantenne la proprietà di un’area a nord, corrispondente all’attuale via dell’Industria oltre allo stabilimento di Melegnano. Quest’ultimo, nel 1952, con il crollo mondiale della produzione tessile, subì una prima crisi, poi seguita dalla chiusura definitiva nel 1966, dopo che, tre anni prima, venne acquisito dalla diretta concorrente, l’Acna Montecatini (Azienda colori nazionali e affini). Nel giro di dieci anni, tranne pochissimi edifici come ad esempio la ex Latteria, i fabbricati vennero completamente demoliti, per essere sostituiti da edifici per ad uso residenziale e per le piccole e medie aziende.

I fabbricati dello stabilimento di Riozzo sono attualmente in condizioni di degrado avanzato. Tra di essi svetta ancora l’acquedotto, che, oltre ad essere elemento caratteristico della fabbrica, rimane l’unico esempio di architettura fascista sul territorio, tanto da essere ricompreso, insieme alla panoramica che si vede dalla via di accesso al Centro chimico militare, fra gli elementi culturali protetti da vincoli paesaggistici.

Proprietà: Pubblica
Dettaglio proprietà: Stato
Regime tutela: Tutela Ope Legis
Stato di conservazione: Pessimo
Ambito cronologico secolo: XX