Il complesso è espressione assai significativa della cultura architettonica italiana del Dopoguerra; i suoi ideatori, gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini per il quarto ampliamento, e Edoardo Vittoria per la realizzazione delle Officine H, sono universalmente riconosciuti tra i protagonisti del rinnovamento della cultura architettonica dell’ Italia Post-bellica, e aggiornano il lessico razionalista – che connota i primi ampliamenti – nell’ adozione di tecnologie e componenti edilizie innovative e contemporanee, in particolare in relazione alla progressiva e definitiva smaterializzazione del “curtain wall” vetrato, e all’ adozione, per le strutture – dai i portali della Nuova ICO al sistema pilastrature e sostegni a ragno delle Officine H – di un linguaggio dichiaratamente funzionalista e tecnicista. Ancora una volta la transizione dai precedenti ampliamenti al più recente avviene con la raffinata mediazione di apposite soluzioni distributive e formali, ed in particolare adottando la soluzione dell’edificio ponte nei pressi delle Officine H.
L’utilizzo delle più aggiornate e preziose soluzioni materiche, tecnologiche, impiantistiche, evidenzia inoltre il particolare interesse storico-architettonico non solo in relazione alla modernità formale e stilistica, ma anche sotto il profilo tecnico /costruttivo.
La grande facciata vetrata continua su via Jervis, a doppio serramento, delle Officine ICO Centrale e Nuova ICO, e la copertura dell’Officina H, dalla struttura metallica di colore blu intenso, assumono il ruolo di elementi iconici finalizzati a pubblicizzare la carica innovativa dell’azienda Olivetti, e concorrono a rendere questo tratto di corso Jervis una delle prospettive urbane industriali del Novecento più note in Europa, e – di fatto – un compendio di rilevantissimo interesse dell’evoluzione della tipologia di architettura industriale nei primi 50 anni del XIX secolo.