L’edificio, sede storica del Centro Tecnico Alfa Romeo è opera del gruppo di architetti Ignazio Gardella (1905-1999), Jacopo Gardella (1935-2021), Anna Castelli Ferrieri (1920-2006). L’aspetto architettonico-simbolico che l’edificio offre di sé è quello di “porta” di accesso alla “città industriale”, elemento di filtro fra l’esterno e l’interno, di transito e di sosta; “luogo del lavoro intellettuale”. Qui vedranno la luce la “Giulia”, il “Duetto”, la “1750”, la “2000”, la “Montreal”, l’ “Alfetta” berlina, la “GT”, la nuova “Giulietta” e l’ “Alfa 75”.
Nel 1960 inizia la realizzazione dei diversi comparti dello stabilimento di Arese, che si protrae fino ai primi anni Settanta seguendo le esigenze della produzione, che inizia nel 1963. Una prima fase di costruzione riguarda dapprima la centrale termica, il vasto capannone con struttura metallica del reparto stampaggio per la produzione della carrozzeria, il capannone destinato all’assemblaggio e quello della verniciatura, accanto ai quali sorge il reparto assemblaggio e vestizione finale. Tra i reparti verniciatura e assemblaggio viene costruita una pista di prova. In una seconda fase, compresa fra il 1964 e il 1968, viene edificato il magazzino ricambi, dotato dei primo calcolatori IBM. La terza fase di costruzione (1968-1970) introduce la fonderia per le leghe leggere e la fucinatura. Gli ultimi edifici costruiti sono il Reparto esperienze, posto di fianco al magazzino ricambi, il Centro Tecnico “porta di accesso alla fabbrica” e il Centro direzionale, in adiacenza al quale viene costruito il Museo Alfa Romeo.
Dal punto di vista compositivo, l’edificio è formato da due parti: una grande piastra basamentale in cemento armato e un blocco per uffici con struttura metallica indipendente impostata sul piano della piastra. Il piano basamentale, sostenuto da pilastri circolari semplici e binati, separa il flusso di ingresso e di uscita degli operai da quello degli impiegati. Sotto la piastra un’ampia zona è riservata alla sosta degli autobus.
Il corpo di fabbrica centrale presenta due blocchi addossati di scale, ascensori, servizi igienici e spogliatoi, che si prolungano a ponte sopra una strada di servizio all’interno della fabbrica. I due corpi terminali sono innestati diagonalmente. L’ultimo piano ha uno sbalzo di circa 4 metri lungo tutto il perimetro ed è destinato ai disegnatori. La soluzione , nel recuperare la classica scomposizione in tre parti dell’organismo architettonico (basamento, corpo e cornicione), non contraddice la logica seriale del sistema costruttivo impostato su un’unica unità modulare.
L’uso dei materiali e la scelta dei colori vede il cemento armato a vista per la piastra di base, il ferro verniciato di rosso bruno scurissimo per la struttura del corpo uffici, il clinker di colore bruno scuro nel raccordo tra il piano piastra e i piani superiori e per i marciapiedi, l’alluminio naturale per la finestratura continua, la graniglia di cemento grigio per i pannelli prefabbricati che rivestono l’ultimo piano a sbalzo, i copri pieni dei blocchi-servizi, i parapetti della piastra, dei parcheggi laterali e delle rampe, le lastre di lamiera verniciata di colore rosso vivo intorno alle centraline di condizionamento collocate sopra i blocchi dei servizi.
L’esistenza del Centro Tecnico e del Centro Direzionale (tutelato con D.R. 31.01.2011), uniche testimonianze rimaste del grande complesso industriale dismesso a partire dagli anni Ottanta – paragonabile per estensione e numero di dipendenti allo stabilimento Fiat di Mirafiori –, rimanda alla storia industriale di Alfa Romeo non soltanto per gli aspetti economici ma anche, e soprattutto, per i suoi risvolti sociali, culturali, politici, per le lotte sindacali.