Sotto il fervore e il nuovo impulso dato all’attività estrattiva e metallurgica si sviluppa il villaggio minerario di Masua, arrampicato sullo scosceso pendio di Punta Cortis. In breve tempo, assunse tutti i caratteri tipici dei villaggi minerari della zona: alla Direzione e agli edifici amministrativi e i laboratori si affiancarono numerose nuove abitazioni e i servizi di base quali l’ospedale, la scuola, la chiesa.
La Chiesa del Sacro Cuore di Masua che si conosce attualmente non è la prima e originaria chiesa, in quanto da fonti orali si riporta la presenza di un vecchio edificio, probabilmente dotato di campanile, nella parte alta del villaggio, dove sarebbe stato presente anche un asilo gestito da suore. La Chiesa attuale, che si trova invece nella parte bassa del villaggio in prossimità della scuola e dell’ex spaccio, chiaramente individuabile sul “curvone” lungo la strada per le spiagge e il sito di Porto Flavia per via del piccolo campanile, è stata realizzata in sostituzione della vecchia, adattando allo scopo un edificio preesistente dove era presente il forno. La costruzione è spartana, poco più di un semplice camerone in cui ancora oggi esistente un piccolo altare semi distrutto dall’incuria e dal vandalismo; da questo, tramite quattro scalini ed una porticina posti lateralmente all’altare, ci si immette negli ambienti retrostanti, dotati anche di un focolare, adibiti probabilmente a sagrestia e abitazione del parroco. La struttura presenta una facciata a capanna in cui si apre in posizione decentrata l’ingresso, sormontata da un piccolo campanile a vela; il tetto con orditura in legno e coppi in laterizio risulta parzialmente crollato.
La Chiesa del Sacro Cuore venne definitivamente abbandonata negli anni Novanta quando buona parte degli abitanti del villaggio minerario, a causa dei rischi di cedimento e distacchi di Punta Cortis, vennero trasferiti nel villaggio Nuova Masua a Nebida.