Alla fine del secolo XVI una congrega di laici edificò per scopi di beneficenza la Chiesa della Pietà e S. Lazzaro nell’odierno Corso Vittorio Emanuele III, un tempo “fuori le mura”.
La Congrega si sosteneva sui lasciti dei bonatenenti e sull’obolo annuo che umili cittadini versavano per assicurarsi, dopo la morte, le esequie, la sepoltura e un certo numero di messe.
La chiesa, barocca nell’insieme, presenta una sola navata con abside, cupola e transetto che al vespero il sole inonda di oro vecchio.
Un tempo era vivo il culto di S. Lazzaro il cui simulacro di legno, barocco nei tratti, nell’incarnato e nel panneggio, è collocato sull’altare a sinistra per chi entra. Suggestivo è il “Gesù morto”, in cartapesta del ‘’700, che il venerdì santo viene portato in processione per la città.
Ragguardevoli sono due dipinti: la tavola sull’altare maggiore (che custodisce nella nicchia sottostante il corpo del martire S.Liberatore) e la tela nel soffitto. Il dipinto sull’altare maggiore, datato 1599, è di Detius Tramonts di cui non abbiamo notizie. L’opera che rappresenta la “Madonna ai piedi della Croce col Figlio morto, le pie donne e santi”, restaurata da E. Fiore nel 1881, rientra nei canoni accademici della pittura sacra barocca.
La tela nel soffitto, in pessime condizioni, datata 1784, raffigura la “Madonna nel cenacolo con gli apostoli”. L’autore è Angelo Mozzillo, un prolifico pittore di Afragola, formatosi nell’ambito della pittura del Bonito alla metà del Settecento.