La chiesa di Santa Maria Ognibene o alla Parrocchiella si trova nella piazzetta omonima, presso il quartiere napoletano Montecalvario. La quota di ingresso è superiore rispetto a quella del livello stradale, cui si accede tramite un sagrato con doppia rampa. L’edificio sacro si sviluppa con una navata unica coperta da una volta a botte lunettata e culminante nell’abside semicircolare chiusa da una calotta costolonata. La facciata presenta un finestrone posto al di sopra del portale di ingresso e atto a dare luce alla navata e un oculo superiore che corona il prospetto insieme a due campanili a vela simmetrici, di cui uno soltanto provvisto di campane.
Secondo la testimonianza riportata da Gennaro Aspreno Galante la chiesa venne costruita in forma di cappella gentilizia nel 1630 con la concessione di Francesco Magnocavallo, proprietario di un bel palazzo in decadimento in piazza Marinelli e del suolo su cui sorse l’edificio religioso. Tale manufatto fu voluto dalla parrocchia dei Sette Dolori e sorse su parte del giardino retrostante il palazzo Magnocavallo. Anche Francesco Ceva Grimaldi fa risalire la fondazione al XVII secolo, indicando la data del 1600, anno in cui la chiesa, volgarmente appellata “della parrocchiella” fu restaurata dal vescovo di Tricarico Carafa, nipote del cardinale Pier Luigi che ne era beneficiario. Stanislao d’Aloe, infine, la crede costruita tra il 1633 e il 1666, quest’ultima data confermata da una consunta lapide apposta sul portale in facciata. Durante il Decennio francese, con le restrizioni operate al clero, la congrega di Santa Maria Ognibene si appropriò del sito religioso poiché costretta a lasciare la propria sede nella chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori, cui tornarono con il rientro dei Borbone in città.
Il portale di accesso con timpano spezzato e anfore semincassate sembra suggerire un intervento settecentesco, mentre l’arioso interno con pochi stucchi e decorazioni rimanda a un rinnovamento ottocentesco. All’interno sono custodite alcune tele di autori del XVII e XVIII secolo, tra cui, posta sull’altare maggiore, quella raffigurante la Vergine con San Biagio e San Gennaro di Giovan Battista Rossi.
Oggi la chiesa è chiusa e in disuso, seppure lo stato di conservazione sia buono e la facciata sia stata da poco oggetto di un importante intervento di restauro.