La chiesa di San Giacomo degli Italiani, situata nel quartiere partenopeo Porto, prospetta su via Depretis, strada dedicata al Presidente del Consiglio che, con il sindaco Nicola Amore spinse per lo sventramento della città di Napoli con il proposito dichiarato di risolvere i problemi igienico-sanitari correlati alla diffusione del colera. La chiesa è collocata tra un edificio del Risanamento e la Centrale dei Telefoni di Stato, ricostruita nel 1945, e si sviluppa in una navata unica definita da prospetti interni su due livelli e coperta da un soffitto piano che simula un cassettonato. La facciata neorinascimentale si articola in due ordini con i fondi in finto bugnato liscio, richiamando la bipartizione che definisce anche le facciate interne.
La chiesa di San Giacomo degli Italiani, consacrata nel 1901, si configura come una “chiesa di risarcimento”, ossia, uno degli spazi religiosi realizzati tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in sostituzione degli omonimi più antichi demoliti dal piccone del Risanamento. La chiesa originaria, risalente al 1328, venne fondata dalla comunità dei Pisani, in sosta a Napoli lungo la strada del ritorno, per commemorare una vittoria riportata sui Saraceni. Tale chiesa viene citata nel 1406 come intitolata a San Giacomo della Spada poiché ivi avvenivano le investiture cavalleresche dell’omonimo ordine che don Pedro de Toledo trasferì nel 1540 nella nuova chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. Dell’edificio antico fu preservato e riutilizzato l’antico portale risalente al 1574 coronato da uno stemma con i simboli dell’Apostolo Giacomo. Aspreno Galante suppone che la specificazione “degli Italiani” potrebbe non solo essere riferita all’obiettivo di distinguerla dalla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, ma anche perché “il volgo sotto il nome di Italiani intendea i Pisani”.
Dopo un periodo di chiusura l’edificio fu riaperto nel 2008 dall’Unione Cattolica Artisti Italiani come sede espositiva. Attualmente San Giacomo degli Italiani è abbandonata e priva di funzione. Gli intonaci risultano molto lacunosi con la conseguente esposizione della muratura in tufo agli agenti atmosferici. È presente molta vegetazione infestante sia nel sagrato, chiuso da una ringhiera novecentesca, che lungo le pluviali che, prive di manutenzione sono diventate inefficaci. Si rilevano reti messe in opera per evitare il crollo di lacerti di intonaco e stucco. Gli interni sono soggetti a fenomeni degradativi dell’intonaco per l’umidità.