La chiesa di Santa Maria delle Periclitanti costituisce uno dei grandi edifici sacri chiusi prospettanti sulla napoletana Salita Pontecorvo. Essa presenta una pianta a navata unica coperta da una volta a botte lunettata e fiancheggiata da cappelle laterali. L’abside poligonale con le sue pareti slanciate con ampi finestroni è l’elemento identificativo della chiesa, un elemento che ha permesso l’attribuzione dell’opera all’architetto Ferdinardo Sanfelice da parte di Roberto Pane. Tale struttura termina con una cupoletta estradossata e stuccata. L’ingresso alla chiesa è garantito da un piccolo atrio voltato e dotato di pavimento maiolicato, sul quale si trova il coro delle monache. Gli ambienti della sacrestia permettono l’accesso all’atrio del convento, consolidato negli anni Ottanta del Novecento con numerose iniezioni armate.
Giuseppe Sparano riferisce la fondazione della chiesa e casa delle Periclitanti al volere del missionario Don Carlo de Mari. Il religioso nel 1674 istituì un conservatorio per fanciulle dapprima con sede presso Santa Maria del Rifugio a via dei Tribunali, istituzione poi trasferita, a causa dell’aumento del numero di ragazze, in un palazzo a Pontecorvo. Quest’ultimo ridotto in forma di monastero venne intitolato a Santa Maria e ai Santi Pietro e Paolo e affidato all’Arcivescovo che vi fece insediare le Teresiane. Dopo i rinnovamenti la chiesa venne aperta nel 1702 ma già trent’anni dopo necessitava di nuovi interventi quando, il muro di clausura crollò, indebolito dal terremoto del 1732. Mancando i finanziamenti, le suore attesero la disponibilità del cardinale Sersale per ampliare il monastero incaricando Giuseppe Astarita, cui si devono probabilmente anche gli stucchi in facciata. Con la soppressione ottocentesca degli ordini religiosi il complesso divenne prima dei Reali Collegi per le Figlie del Popolo, poi dell’Albergo dei Poveri e infine dei Collegi Riuniti Principe di Napoli. Nel 1953 fu acquisito dalle suore francescane che commissionarono un restauro per riparare i danni provocati dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale.
Oggi la chiesa, di proprietà della Curia, risulta chiusa. Lo stato di conservazione della facciata è complessivamente buono. Gli interni, invece, spogli della maggior parte degli arredi, risultano poco manutenuti e soggetti a fenomeni di umidità, con la conseguente caduta di lacerti di intonaco e consunzione degli elementi in legno.

