La chiesa Santa Maria di Selva della Rocca, collocata a Nord Ovest del promontorio garganico, ricadeva nell’area del Feudo di Belvedere. Le prime menzioni documentarie di «Sancte Marie de Rocca» sono del 1220. Le ricerche preliminari condotte sui materiali costruttivi suppongono una datazione più risalente del luogo di culto tra l’XI e il XII secolo.
Del complesso originario sono oggi visibili parte delle mura d’ambito e gran parte degli elevati della chiesa. Sul versante meridionale, alcune cortine delineano l’esistenza di un corpo di fabbrica abbastanza esteso e organizzato in tre ambienti, un piccolo edificio voltato, forse una cisterna, una struttura quadrangolare a destinazione produttiva, cui si affianca un fabbricato e un forno.
La chiesa presenta un’unica navata su cui si innesta uno pseudo-transetto biabsiato, frutto di una modifica dell’impianto originario mononave e monoabsidato. La copertura della chiesa doveva essere realizzata con incavallature lignee, come dimostrano alcuni mensoloni in pietra inseriti nelle murature della navata, ad una quota di circa 2,50 m. Gli ambienti che configurano lo pseudo-transetto sono di forma rettangolare adiacenti all’area presbiteriale e collegati alla navata tramite due grandi arcate a tutto sesto. La storiografia collega la costruzione di questi ultimi con l’allungamento della navata, realizzato mediante la creazione di una campata di larghezza minore rispetto alla navata esistente e della nuova facciata. A questo seconda fase edilizia vanno verosimilmente ricondotte le ampie porzioni di affresco conservate al di sotto del rivestimento di intonaco bianco che oggi ricopre vaste porzioni delle cortine murarie interne. La modifica icnografica, interessante all’interno del panorama regionale, sarebbe da collegare con alcune esperienze di area calabra tra XII e XIII secolo. Gli affreschi superstiti ed altri dati permettono di ipotizzare una datazione di XIII secolo per questa fase. Una terza fase (XVII secolo) portò ulteriori modifiche all’impianto della chiesa tra cui la sopraelevazione della navata e le trasformazioni relative al coro, con la creazione di un piano superiore destinato ad accogliere l’icona della Vergine. Oggi lo stato di abbandono e la fitta vegetazione spontanea compromettono in parte la lettura dei caratteri originari.