Il complesso, costituito da un edificio monumentale in stile Liberty e dal parco di sette ettari che lo circonda, ha origine nel 1922, data in cui la municipalità faentina deliberò la costruzione di un monumento ai Caduti della Prima Guerra mondiale. Grazie all’iniziativa di raccolta fondi di un Comitato che raggruppava le locali associazioni di mutilati e reduci, nel 1925 nacque l’idea di creare un monumento in grado di svolgere anche una preziosa opera di pubblica utilità. Da qui la scelta di costruire una colonia elioterapica per i bimbi “bisognosi di sole e di luce”, quindi gli “scrofolosi e i pellagrosi” e tutti i vari malnutriti dell’epoca, in particolare per gli orfani di guerra, presenti in gran numero nella comunità di allora. I lavori di costruzione dell’ospizio e della casa del custode iniziarono il 25 settembre 1927. Il progetto fu affidato al giovane ingegnere comunale Giovanni Antenore. Nel 1930 si ultimò la casa del custode, mentre l’ospizio sarà ultimato solo nel 1939. Dopo i bombardamenti del maggio 1944 che danneggiarono l’Ospedale Civile e durante il passaggio del fronte l’ospizio funzionò da ospedale, rimanendo in parte distrutto durante lo sfollamento. Nel 1957 vennero svolti importanti lavori di riparazione cosicché la struttura potesse essere utilizzata come colonia infantile estiva. Fino al 1972 l’immobile venne usato come colonia, limitata al solo soggiorno diurno fino ai primi anni ottanta quando venne dichiarata inagibile.
Il complesso di Castel Raniero è composto da un sistema di padiglioni in stile Liberty collegati tra loro attraverso corpi di fabbrica più piccoli e completato da un ampio parco di circa sette ettari che lo circonda completamente. Le sue dimensioni sono imponenti pari a circa 44 metri in lunghezza per 18 di larghezza e 27 di altezza alla torretta.
Il prospetto principale, a sud, prospiciente via Castel Raniero, presenta corpi di fabbrica di diverse altezze tra i quali emerge la torretta in posizione centrale in corrispondenza dell’accesso. Concepita con la parte superiore aperta e ornamentale, costituita da una serie di archetti ravvicinati sorretti da colonne con capitelli ionici, ospitava al primo piano una cappellina. Sulla destra si trova il padiglione più grande quello destinato, durante il suo utilizzo come colonia, a dormitorio.
Un sistema più o meno omogeneo di forature, in parte ad arco ribassato e in parte ad arco a tutto sesto, interrompe su tutti i prospetti la continuità del mattone a vista. Le profilature degli archi, in parte rimaste incompiute, i gradini di accesso all’ingresso, il portale, la zoccolatura, il porticato retrostante e la porzione sommitale della torretta sono le uniche parti esterne realizzate con materiale diverso dal mattone.
Il prospetto a nord, anch’esso composto da più volumi, è caratterizzato al piano rialzato da un porticato, con archi ribassati sorretti da colonne con capitelli corinzi, che funge da terrazza per il secondo livello, da utilizzarsi, nelle intenzioni del progettista, eventualmente coperta come sala ricreazione. Una scalinata addossata al corpo di fabbrica adiacente permette di scendere in giardino.
Gli ambienti a destra della torretta si sviluppano su tre piani e conservano dimensioni tali da ricordare la loro destinazione a magazzini nel piano interrato e a dormitorio al pianterreno. Qui si trovavano anche una grande sala di ricreazione e i bagni. Altre camerate si trovavano al piano primo.
Il corpo di fabbrica posto a sinistra della torretta contenente la scalinata principale per accedere al piano superiore era destinato a ospitare gli uffici di amministrazione e direzione oltre all’infermeria e ad alcune stanze per il personale di servizio. Altri ambienti di servizio erano presenti nella struttura a due piani posta nell’angolo sud-ovest. Sul retro accanto alla loggia si trovavano il refettorio al piano terreno e la cucina al seminterrato.
Il parco, che si estende principalmente sul retro dell’ex colonia, si integra completamente con l’edificio, avendo assolto in passato anche a funzioni ricreative.
La Casa del custode si presenta come un edificio colonico coevo al fabbricato principale, come dimostrano molte fotografie dell’epoca, e venne completato e reso agibile ancor prima della colonia, diventando parte dell’intero complesso. La sua forma è pressoché quadrata, alquanto semplice e lineare, così come i prospetti si presentano privi di elementi decorativi. Una cornice marcapiano divide il piano terra dal primo piano entrambi caratterizzati da aperture rettangolari segnate da sottili davanzali in pietra. All’interno gli ambienti sono consoni a una funzione abitativa. Completa il tutto la presenza di un forno per la cottura del pane.

