I fabbricati di edilizia residenziale pubblica costituisco insieme alla ex chiesa l’antico “Comparto ex Chiesa di San Carlo” di Comacchio del quale si hanno le prime testimonianze già nel 1619 quando la Compagnia di S. Carlo, confraternita dell’omonima chiesa, per sostenere la spesa della costruzione della chiesa chiede di potere vendere le indulgenze plenarie papali.
La costruzione della chiesa è certificata da un documento riguardante la visita pastorale del vescovo Alfonso Sacrati del 23 aprile 1620 e ben presto, grazie al susseguirsi delle visite pastorali, l’oratorio diventerà una vera e propria chiesa costituita da tre altari. Tra il 1763 ed il 1771 la chiesa sarà completata da una nuova facciata e per dono dell’appaltatore delle valli di Comacchio, Carlo Ambrogio Lepri, dotata finalmente di un campanile.
Nell’anno 1794 la chiesa di San Carlo, insieme a molti altri edifici sacri, è soppressa e diverrà ben presto bottega da marmorino poi caserma dei soldati francesi. Sono la mappa delle valli del 1809 e la pianta della città di Comacchio del 1817 del Sambertolo ad offrire la prima ed unica planimetria della chiesa È riconoscibile il corpo di fabbrica con le due absidiole laterali, probabilmente atte a contenere gli altari minori, e, in prossimità del coro, alcuni vani: la sacrestia e il campanile. In importanti documenti della seconda metà del XIX sec. San Carlo è descritta da una movimentata facciata settecentesca ritmata da quattro paraste, coronata da un alto frontone ad arco depresso alleggerito dalla grande finestra circolare, frutto del rifacimento del 1763. Soprattutto in un acquerello del 1853 di autore anonimo, è apprezzabile l’absidiola che accoglie l’altare laterale e il tempietto che contraddistingue la chiesa unica eccezione sulla teoria degli archi del porticato.
Con la vendita dei primi anni del 1900 dell’ex complesso ecclesiastico al Cavaliere Salinguerra Bignozzi, hanno inizio i lavori di trasformazione della ex chiesa per la nuova funzione a mulino. Il 21 gennaio 1905 si assiste all’inaugurazione del mulino a cilindri del cavaliere: un imponente edificio a quattro piani in parte edificato sull’antica chiesa ed in parte di nuova costruzione. Il progetto è della ditta svizzera Gebruder-Buhler, la realizzazione della ditta ferrarese di Annibale Piccolo e grazie all’ introduzione dei laminatoi a “cilindri metallici rotanti”, si comincia a macinare il frumento a livello industriale con l’utilizzo dell’energia elettrica.
Il triplo volume della chiesa, in prossimità del coro, era perfetto come silo per il grano, e lungo le pareti interne sono ancora visibili le scanalature create dalla caduta del cereale nel corso dei decenni e le paratie in legno che costituivano il silo stesso. All’esterno l’edificio è caratterizzato dall’interessante lessico liberty, proprio di quell’eclettismo architettonico che dalla seconda metà dell’Ottocento si trascinò fino ai primi decenni del Novecento e che in alcuni tratti si spinge fino al neo gotico: bifore e trifore, facciate timpanate e capitelli compositi.
Il mulino Bignozzi rimane un unicum nella “Comacchio seicentesca”. Dal 1924 al 1926 anche Vitale Vitali, architetto, pittore e grafico comacchiese ha un incarico all’interno del comparto: la progettazione di uffici e magazzino per la nafta per il mulino Bignozzi in Comacchio, corso Vittorio Emanuele n. 200 (oggi via Mazzini 182-190). L’edificio in oggetto, adibito ad uffici, si affaccia ancora oggi sulla corte interna che ha accesso diretto al canale Lombardo ed è circondato dai magazzini e dal mulino vero e proprio. Cessata nei primi anni ’70 del novecento l’attività del mulino, nei decenni successivi il comparto è stato frazionato in diverse proprietà private fino al 1997 quando è stato acquistato totalmente dall’Istituto Autonomo delle Case Popolari dell’Emilia Romagna di Ferrara.
Quest’ultimo ha attivato un interessante processo di riqualificazione urbana considerando progettualmente il San Carlo come una vera e propria corte urbana di estremo valore all’interno di Comacchio, esso infatti condensa in sé tutte le caratteristiche della morfologia urbana della città: si innesta sul percorso matrice (il decumano sottolineato dal loggiato dei Cappuccini) è tagliato da due percorsi secondari (o usci senza porte), si affaccia sul canale Lombardo (storico canale circondariale) ed è interessato dalla tipica via d’acqua che si inserisce nel prato: la fossa creata a servizio del mulino.
L’anno 2004 ha visto concludersi il primo stralcio di progetto: gli ex magazzini per il ricovero del grano, che costituiscono il profilo nord del comparto e la cornice dello stesso sul canale Lombardo, sono stati suddivisi in 14 appartamenti.
La trasformazione è stata condotta con notevole rispetto e sensibilità architettonica capaci di ottenere un buon compromesso tra la riqualificazione urbana (la trasformazione in mini appartamenti) ed il ripristino dei lineamenti architettonici dei magazzini del primo Novecento quali: il coronamento dal caratteristico cornicione sottogronda, i risalti decorativi delle lesene che ritmano le testate a capanna del magazzino principale e le semplici mostre che disegnano tutte le aperture ed il basamento che conclude l’attacco a terra di ogni magazzino.
