Il complesso castellare di Maddaloni sorge a nord-est del centro abitato, a circa 170 metri sul livello del mare. L’edificio viene citato per la prima volta esplicitamente nel 1099, in un documento contenuto nel regesto dell’abbazia di Sant’Angelo in Formis, ed è indicato con il nome “Castrum Kalato Maddala”. La sua fondazione si fa quindi risalire all’epoca normanna, sebbene le analisi stratigrafiche denuncino la preesistenza in situ di strutture più antiche, probabilmente inglobate nella nuova costruzione: sono presenti resti di una fortificazione di epoca romana, forse coincidente con il castrum fortificato dell’antica Calatia romana, citato da Tito Livio; sulla parete sud-est si rinvengono brani di murature di epoca longobarda e bizantina. In epoca sveva il l’edificio figura tra i presidi fortificati rafforzati da Federico II. Al possesso regio, segue il dominio feudale. Nel 1390 la fortezza viene data in concessione a Carlo Artus d’Angiò, conte di Sant’Agata dei Goti, divenuto feudatario di Maddaloni. La residenza è sottoposta ad un globale intervento di restauro ed ammodernamento, con il quale viene dotata della torre cilindrica, tutt’oggi visibile, conosciuta con il nome di torre Artus. Negli anni successivi il castello vive un lungo periodo di splendore, fino al 1460, anno in cui un incendio ne decreta l’abbandono e l’inizio di una fase di declino. Nel 1475, Alfonso d’Aragona concede la città ai Carafa, i quali avviano la costruzione di una nuova residenza, il Palazzo Carafa, che diviene centro della vita politica e sociale della città, riducendo drasticamente il ruolo e l’importanza della fortezza medievale. Tra Settecento e Ottocento il castello torna ad avere un ruolo dominante, ed è il luogo in cui vengono ospitati personaggi illustri, quali, ad esempio, papa Benedetto XIII, l’infante di Spagna Carlo di Borbone, Francesco I e Ferdinando II di Borbone. Nel 1821 la proprietà entra nei possedimenti della famiglia De Sivo, che la ristruttura e ne fa una tenuta di caccia. Oggi del complesso fortificato resistono alcune unità, distribuite sulle vette di due colline attigue: un castello, in posizione centrale, una torre inferiore, detta degli Artus, ed una superiore, isolata, detta “castelluccio”. Un brano di muro di cinta, con torrette di guardia a pianta quadrata, corre ancora lungo il pendio nord-est. L’edificio custodisce al suo interno, in un salone, una volta affrescata, che reca gli stemmi delle famiglie reali e nobiliari che lo hanno abitato.