Il convento e chiesa di Sant’Antonio a Tarsia costituiscono un complesso religioso sito nel quartiere napoletano Avvocata. Esso si compone di una chiesa a navata unica, fiancheggiata da quattro cappelle e coperta da una volta a botte lunettata e di un convento sviluppato su tre livelli intorno ad un chiostro centrale porticato con pilastri rettangolari e volte a crociera.
La fondazione del complesso risale al XVI secolo, quando Evangelista Perrone donò un terreno e una chiesa ai Francescani che ampliarono l’edificio gentilizio ridedicato a Santa Maria dello Spirito Santo. Nonostante la titolazione, altro appellativo della chiesa fu di “Sant’Antonio”, per un’immagine del Santo ivi collocata. Nel corso degli anni tra l’insediamento dei frati Minori e il XVIII secolo fu realizzato il convento, ampliato nel 1735. Il progetto di espansione fu commissionato a Tagliacozzi Canale e probabilmente riguardava il lotto triangolare risultante tra il chiostro e il vico Sant’Antonio a Tarsia. Nella carta del Carafa è visibile il primo nucleo del chiostro conformato come un porticato occupante un solo lato corto del monastero e prospettante sul giardino. Avendone traccia in una planimetria del Real Officio Topografico del 1830 si deduce, tuttavia, che il chiostro si completò certamente entro tale data. Nel 1788 la chiesa fu completamente imbiancata e ammodernata con stucchi. Con l’avvento del governo francese seguirono poi le soppressioni degli ordini religiosi e l’instaurarsi nel complesso della nuova funzione di laboratorio per l’estrazione dello zucchero dalle castagne. Nel 1816, al ritorno dei Borbone, il convento e la chiesa furono affidati alla Congregazione di Sant’Alfonso Maria dei Liguori che apportò rinnovamenti all’apparato decorativo.
Ad oggi il complesso versa in uno stato di degrado avanzato successivo all’abbandono del 2012. Nel 2018 alcuni esponenti di Potere al Popolo hanno occupato i locali della chiesa e del convento, di proprietà della comunità redentorista, per adibire la struttura abbandonata a centro accoglienza per senza fissa dimora. Il complesso presenta notevoli problemi di conservazione derivanti dagli anni di abbandono e incuria. Inoltre, parzialmente inutilizzato, ha molteplici ambienti completamente in disuso, privi di infissi e con un pessimo stato di conservazione. Si registra la presenza di vegetazione infestante, materiali di ogni sorta accumulati, ma soprattutto lacune negli intonaci e importanti fessurazioni nelle volte.