Collocata fra via S. Sisto e via S. Rocco, si presenta come una struttura su tre livelli facente parte di una “grancia” dell’abbazia cistercense di S. Maria Arabona, cioè una struttura adibita alla conservazione di grani e sementi. I due livelli – terra e primo sono originari mentre l’ultimo è stato aggiunto – corrispondono storicamente alle due funzioni, chiesa e grancia, del singolare edificio stando a quanto è precisato in un documento notarile del 23 gennaio 1592 conservato nella sezione di Archivio di Stato di Lanciano (notar B. de Bertolinis, Protocolli, ms., vol. I, c. 3 v), che è fino a oggi l’unica testimonianza nota di una presenza cistercense nel territorio di Vasto. In tale atto il notar Berto de Bertolinis, nel convento di S. Agostino di Vasto rogava in enfiteusi (in locazione) una vigna del beneficio della chiesa di S. Sisto in Vasto, grancia dell’abbazia di S. Maria d’Arabona localizzata nel comune di Manoppello. L’organismo architettonico era stato assimilato, nel corso del Seicento, a una qualsiasi casa colonica, in quanto di difficile accertamento nei primi registri catastali. Il Catasto onciario (1742) ne esclude ogni riferimento, il che implica già a quella data la cessazione di ogni attività funzionale con la conseguente vendita della proprietà. Gli abati commendatari di S. Maria Arabona dismettono, dopo il 1799, perfino la stessa abbazia, cedendola alla famiglia Zambra di Chieti che nel 1968 la dona all’odierna Arcidiocesi di Chieti-Vasto.


