L’edificio industriale identificato come “Merlettificio Turck”, rappresenta l’esito della stratificazione storica e fisica delle funzioni ospitate nel corso dei secoli, che hanno seguito lo sviluppo dei processi tecnologici ed economici legati al territorio.
Il nucleo più antico del complesso, attesta intorno al 1353 lungo il canale Moirano una fiorente attività tessile, ampliata già nel 1377. In seguito a numerosi adattamenti a nuove funzioni e ripetuti incendi, nel 1723, si insedia nel sito un nuovo “follone” per fabbricazione di calzetti, di cui in corrispondenza del corso d’acqua si conservano gli antichi macchinari idraulici.
Nel 1764 sulla base del progetto dell’ing. Buniva, con ampliamenti e dotazione di corpi scala, il Follone riunisce in una unica struttura follatura, paratura, tintoria e frisa nel 1828 viene ulteriormente ristrutturato per ospitare oltre alla fabbrica dei panni-lana anche una filatura raggiungendo così, nel progetto dell’architetto Cravini, la sua massima estensione e la sopraelevazione del terzo e quarto piano.
Nel 1877 Hugo Thurck, direttore della ditta tedesca di Alberto ed Ernest Henkels, insedia nel complesso la produzione di merletti e pizzi a macchina. La ristrutturazione generale del “Merlettificio Alberto ed Enrico Henkels” nel 1921, resa necessaria dalle diverse tecnologie produttive adottate, comporta lo svuotamento delle strutture esistenti con la sostituzione degli orizzontamenti con solette in cemento armato tipo “Hennebique”. Nel 1930 la famiglia Turck rileva la proprietà della fabbrica che resta attiva sotto la denominazione di “Merlettificio Turck” continuando la produzione di merletti e pizzi fino al 1977, anno della chiusura degli impianti e dell’abbandono definitivo degli immobili.
Il complesso è caratterizzato da una mole emergente e luci e interassi delle travature dei solai compatibili con le forniture forestali delle valli piemontesi, ma anche paramenti murari misti, a brevi ricorsi di laterizio e possenti murature a sacco, da disposizione e dimensionamento delle finestrature coerenti e razionali, al fine di massimizzare l’illuminazione naturale, con perfetto rigore dei collegamenti verticali e orizzontali.
Allo stato attuale l’edificio, soggetto a decenni di abbandono e vittima di più incendi, come constato da sopralluogo nel novembre 2022, si presenta integro nella sua mole, conservando all’esterno la morfologia e l’ingombro definiti nella seconda metà del XIX secolo ed all’interno la vasta spazialità.