L’Aeronautica Predappio di Giovanni Battista Caproni si collocò nel paese natale di Benito Mussolini sfruttando l’ambizioso programma di industrializzazione del territorio forlivese voluto espressamente dal capo del governo fascista. Il primo nucleo della nuova fabbrica venne impiantato sull’area dove la Società Anonima Zolfi di Torino estraeva e macerava lo zolfo e iniziò la propria attività nel 1935, realizzando come primo modello il trimotore Savoia-Marchetti S.M. 81 Pipistrello. La produzione ebbe grande incremento negli anni 1938-39.
L’aspetto architettonico dell’insieme deriva in parte dall’utilizzo dei preesistenti manufatti della Società Anonima Zolfi, che furono ristrutturati ed adattati alla produzione aeronautica. Solo il corpo su strada, adibito ad uffici ed all’amministrazione, presenta sul fronte elementi compositivi razionalisti propri dell’epoca. La simmetria della facciata non corrisponde comunque ad una effettiva centralità distributiva dei fabbricati produttivi retrostanti. Essa è formata essenzialmente da due propilei ubicati alle estremità raccordati al corpo longitudinale da due elementi curvilinei più bassi. Al centro si apre il portale di ingresso architravato, sovrastato da due grandi archi ciechi accostati che disegnano una grande lettera “M” inneggiante a Mussolini.
Un sistema di costruzioni dislocate tutt’intorno, ora distrutte, assicurava i servizi necessari alla vita della fabbrica, come la mensa ed una biblioteca per il dopolavoro, una pista di atterraggio mai utilizzata e due gallerie parallele scavate nella collina antistante, per l’eventuale trasferimento della produzione in caso di bombardamento.
Si può affermare pertanto che la funzionalità della fabbrica ha prevalso, anche a causa dell’orografia del sito, sulla composizione architettonica.
Negli anni cinquanta il complesso venne utilizzato come incubatore avicolo dall’olandese Matton. Al suo interno, sino al 1991, sono state impiantate coltivazioni intensive di funghi. Nel 2006, il demanio militare ha dato in concessione le officine dello stabilimento, destinato a diventare sede di un laboratorio scientifico che riunisce alcune facoltà universitarie e centri di ricerca.
L’intervento sulle storiche Gallerie Caproni ha visto il restauro e il risanamento conservativo di alcune parti della struttura. Dal 2008 uno dei due tunnel è stato trasformato in un laboratorio per lo studio dei fenomeni di aerodinamica e fluidodinamica, tra i quali quello della turbolenza e delle sue interazioni con gli aerei. Il laboratorio denominato “Ciclope” (Centre for International Cooperation in Long Pipe Experiments) fa parte del Centro Interdipartimentale per la Ricerca Industriale – Ciri Aerospace dell’Alma Mater Studiorum di Bologna.
Il complesso, anche se in abbandono, costituisce una memoria storica del periodo, a testimonianza del tentativo di un’organizzazione produttiva industriale coordinata e complementare che ha avuto grande sviluppo nel dopoguerra.

