A Vallerenzo, piccola località posta sulle pendici meridionali del Monte Aldone, a 480 metri di quota, poco a Nord del capoluogo comunale di Pecorara (entrambe sulla destra della valle del torrente Tidoncello) si era insediata fin dal secolo XVI una colonia francese, cui la tradizione attribuisce la fondazione stessa del piccolo borgo. Nella prima metà del settecento il sacerdote Don Lodovico Bertola, assieme ai propri fratelli, stabilisce di erigervi un piccolo oratorio, che sebbene di proprietà privata sarà sempre aperto al pubblico culto e ricordato pertanto nelle visite pastorali sin dal 1750. La chiesetta venne dedicata alla Vergine e a San Luigi IX, Re di Francia, impropriamente tradotto in S. Lodovico e la cui effigie, assieme a quella della Madonna e di Gesù Bambino, compariva in un quadro, già collocato dietro l’altare. Unico edificio sacro del piccolo borgo era originariamente ben dotato di suppellettili e paramenti, e definito un bell’Oratorio, in cui veniva celebrata regolarmente la messa. Andò però successivamente degradandosi tanto che nel 1855 dovette essere chiuso al culto. Successivamente restaurato, risultava “in buono stato” in una relazione del 1908. Ma decadde nuovamente e finì per essere utilizzata come granaio e deposito attrezzi rurali perdendo così la sua funzione di luogo di culto sino ad essere sconsacrato e conseguentemente riducendosi a un semplice fabbricato rurale, come tale risulta anche nel certificato catastale intestato ai signori Pandelli, che lo acquistarono dalla famiglia Bertola nel 1988.
Architettonicamente l’ex oratorio si presenta come un piccolo edificio realizzato in muratura di sassi con la sola facciata intonacata: questa, conclusa a timpano, ha la porta racchiusa entro una cornice mistilinea barocca, con gli angoli salienti, sormontata da una finestrella circolare dal tipico sguincio a sezione concava. L’aula interna è formata da due vani quadrati entrambi coperti con volte impostate su una cornice continua che nella parte absidale si articola nell’incorniciatura della pala, già esistente dietro l’altare. Nel suo insieme il piccolo edificio riveste particolare importanza per lo studio dell’architettura religiosa minore e in particolare degli oratori, spesso dedicati alla Vergine, eretti dopo l’avvento della controriforma nelle valli dell’appennino piacentino.