La storia di questo edificio si lega a quella delle bonifiche che interessarono lo stagno di Sanluri e Samassi negli anni ’30. Per volere di Carlo Alberto di Savoia (1798-1849), la proprietà dei due stagni e dei territori annessi fu concessa ad una società francese, a patto che questa portasse a termine i lavori di bonifica e avviasse la messa a dimora di nuove piante. A seguito di tale intervento fu prevista la costruzione di una fabbrica, lo Stabilimento Agrario Vittorio Emanuele II di Sanluri e a poca distanza, nella frazione oggi conosciuta come San Michele, verrà edificato anche uno zuccherificio.
Nel 1841, alla vigilia della sua inaugurazione, l’edificio verrà distrutto da un incendio le cui cause non furono mai accertate. Da allora la struttura verrà utilizzata come stalla per poi essere definitivamente abbandonata. Oggi è ancora visibile il rudere del grande capannone a pianta rettangolare che si estende su una lunghezza di ottanta metri. L’edificio è privo di copertura. Sono ancora riconoscibili i due accessi, uno posto al centro della facciata esposta a est e l’altro, speculare, sul lato opposto dell’edificio a ovest. È presente un’ulteriore porta d’accesso sul lato sud del capannone. L’edificio è scandito dal susseguirsi delle aperture ad arco ellittico ribassato al piano superiore e da aperture rettangolari al piano inferiore. Sui lati nord e sud dell’edificio si nota la facciata a doppio spiovente, un’apertura circolare centrale sovrasta le tre superiori, identiche a quelle dei prospetti principali dell’edificio. Al piano terra, l’ingresso centrale con le due aperture rettangolari ai lati.

