Nel 1763 la Comunità di Ravenna diede inizio alla costruzione del Casone della Sanità poi conosciuto come Fabbrica Vecchia. Il progetto fu del perito Antonio Farini: come racconta il nome originario, serviva principalmente per l’alloggio del deputato di Sanità. La maggior parte dei locali dell’edificio era adibita a osteria-locanda. Una scala a quattro rampe conduceva a un sottotetto e al fanale posto sulla sommità del tetto: il primo faro del porto. Nel 1781 fu ultimata la costruzione del Marchesato, così chiamato perché edificato dai marchesi Cavalli che vivevano in centro a Ravenna ma lì trasferirono le proprie attività. Fu in quel frangente che l’espressione Fabbrica Vecchia prese piede nell’uso comune. Anche il Marchesato fu progettato dallo stesso Farini: ospitava a sua volta un’osteria e, tra le altre cose, le stanze di chi provvedeva alla riscossione delle regalie che le imbarcazioni in transito dovevano riconoscere ai nobili. Una stanza era consacrata a chiesa, per circa un secolo l’unica del paese. Con il passare degli anni e il modificarsi del territorio, i due fabbricati si ampliarono con la costruzione di altri edifici a ridosso senza andare troppo per il sottile a proposito di criteri estetici e architettonici. Uno spaccato di cosa fossero viene dal censimento del 1849 dello Stato pontificio. Nella Fabbrica Vecchia vivevano il conte commissario di Sanità, un fante con moglie e figlia minorenne, il locandiere con moglie e due figli collaboratori nell’attività, il cancelliere di Sanità, il cappellano, il deputato di Sanità in pensione con moglie e un figlio pescatore e cacciatore. In totale 19 residenti. Nel Marchesato c’erano un calzolaio, un facchino di dogana, il picchetto di quindici finanzieri, un sarto, un cacciatore, un pescatore: in totale 46 residenti. Alla fine degli anni Sessanta del XIX secolo don Felice Montanari compra la parte comunale della Fabbrica Vecchia per quattromila lire e ne fa un condominio. Avvicinandosi ai giorni nostri fu facile dimenticare il valore storico-monumentale, sia per l’opinione pubblica ma anche per le istituzioni. Il piano regolatore del porto del 1982 ne prevedeva l’abbattimento senza tanti fronzoli per smussare la curva di imbocco al Piombone, nel 1991 il Comune vendette all’asta una parte del terreno retrostante dove ora sorge il capannone di un cantiere navale.