L’edificio oggetto di verifica è inserito nel complesso dell’Idrovoro di Codigoro, sito sulla via per Ferrara (già XX Settembre). Su questa strada sorgono i grandi impianti idrovori, lo zuccherificio, la cartiera e, al limite tra l’abitato e la campagna, si trova la vecchia stazione. La collocazione di questi edifici non è casuale: costituivano i pilastri della porta ideale da cui sarebbero entrati la rinascita economica, sociale e culturale. Oggi rimangono una delle poche testimonianze di quel periodo storico che ha portato il progresso nelle campagne della bassa ferrarese. L’impianto idrovoro, risalente al 1855, ampliato e riformato nel1911 dall’ing. Ciro Contini (Ferrara 1873 – Los Angeles 1950), massimo esponente del liberty ferrarese, è caratterizzato da elementi stilistico-decorativi tardo ottocenteschi, formalizzati tradizionalmente in laterizio e dai due svettanti e poderosi fusti delle ciminiere, sempre in laterizio, che sintomaticamente connotano la storia fisica ed economica dei territori circostanti le Valli di Ambrogio. Sono sintetizzate esteticamente la retoricità architettonica neoclassica con la “moderna” tecnologia delle “grandi luci”, con le pilastrature perimetrali che diventano lesene decorative definendo il ritmo intenso delle estese finestrature. La palazzina C.R.A.L., pensata come appendice del grande impianto idrovoro, si inserisce nel complesso cercando un dialogo stilistico-formale con il volume prospiciente, con la facciata vivacizzata dall’alternarsi intonaco-mattoni a vista come il paramento murario della palazzina padronale dell’idrovoro. Tale edificio, costruito nel 1938, come annesso all’impianto, ospitava la C.R.A.L, circolo ricreativo aziendale per il personale del Consorzio proprietario. L’ immobile, a pianta rettangolare, si presenta organizzato su tre livelli, di cui due fuori-terra e uno seminterrato. Il fronte principale, affacciato sulla via per Ferrara, ripartito su tre campate disposte su piani sfalsati, appare scandito da precise regole geometriche: un basamento in mattoni a vista caratterizzato da tre aperture archivoltate a tutto sesto, che un’importante fascia marcapiano intonacata divide dal piano nobile, sempre in laterizio, scansito da tre finestre centinate.
Un cornicione sottogronda intonacato costituisce il coronamento della palazzina, e rappresenta il solo elemento decorativo degli altri fronti, che si presentano più semplici ma pur sempre scanditi da aperture regolari. Per quanto riguarda gli interni, data l’impossibilità di accesso dovuta al fatto che le aperture al pianterreno risultano tamponate, dall’esterno si rileva che le pavimentazioni del piano rialzato sono in piastrelle esagonali di grés rosso, mentre i gradini della scala sono in graniglia, le porte costituite da cassonetti di legno privati di ante, così come le finestre, dotate di inferriate metalliche, sono private di telai. Al piano superiore le finestre presentano telai di legno, e sono privi di sistemi di oscuramento. Le murature sono costituite da mattoni pieni, esternamente a faccia a vista e intonacate con malta di calce e cemento verso l’interno. I solai sono costituiti da travatura di legno, e la copertura è in coppi. Nel cortile retrostante è ancora visibile la traccia della pista rettangolare da ballo in battuto di cemento. L’edificio rappresenta un pregevole esempio di architettura inserito in un interessante complesso ed in un rilevante contesto paesistico.