In continuità strutturale con la Lavanderia Sacchi venne realizzata la Falegnameria “Botti”, il cui nome è derivato dalla lavorazione specificamente quivi realizzata: la costruzione delle doghe occorrenti alla costruzione delle botti, utilizzate per la spedizione di alcuni prodotti metallurgici del ciclo piombo (Minio) e del ciclo zinco (Cadmio), non massivi ma alla rinfusa. Si trattava di piccole botti (circa 25 litri di volume) che venivano assemblate nella stessa falegnameria, quindi opportunamente serrate una volta colmate con lo specifico contenuto. Negli elementi costruttivi iniziali, l’Impianto per lo Zinco Elettrolitico fece un uso generalizzato di strutture, anche portanti, in legno di larice e di rovere: tine Pachuca e loro basamenti, piani di calpestio tra tine, decantatori, filtri, gli stessi filtri Oliver, passerelle, scale, e celle di elettrolisi, erano tutti componenti fabbricati in legno e perciò richiedenti una costante e capillare manutenzione; tali interventi vennero eseguiti e garantiti dalla falegnameria .

