Le fortificazioni di Vinadio sono da annoverare tra gli esempi di architettura militare più significativi dell’intero arco alpino, in un’area di grande rilievo strategico, in quanto la valle della Stura di Demonte costituiva una via di percorrenza privilegiata nei collegamenti tra il Piemonte (ovvero il Regno sabaudo) e il mare, con la valle di Barcellonette verso la Provenza e con la Contea di Nizza. I lavori di realizzazione del complesso principale, voluto dal re Carlo Alberto, vennero avviati nel 1834, per essere conclusi nel 1847, quando, per le mutate alleanze politiche internazionali, esso non risultò più di primaria importanza contro il potenziale nemico francese. I rapporti instabili tra Francia e Italia tuttavia, sul finire del secolo (1875-1887), suggerirono di integrare la linea difensiva del Forte con nuove strutture poste sulle alture circostanti, ritenute efficaci per realizzare uno sbarramento trasversale di protezione, non aggirabile, e per rispondere all’evoluzione dell’artiglieria: vennero così edificati il Forte Neghino, la Batteria Serziera e gli avamposti di Piroat e delle Sources, completati dalle “trune” per ospitare truppe alla Cima Trent e dalla casermetta di Testa Rimà, con i trinceramenti annessi.
Il forte Serziera venne costruito tra il 1885 e il 1887, al fine di impedire il posizionamento di artiglierie nemiche a distanza di tiro utile dal forte principale di Vinadio; è posto su un rilievo montuoso alla destra orografica del fiume Stura, a una quota di circa 1240 m s.l.m., sul fronte opposto al Forte Neghino e in posizione dominante sull’abitato, con visuali sulla piana di Roviera e Pratolungo, oltre che sugli sbocchi dei valloni di Sant’Anna e di Riofreddo.
Il forte, a cui si accede seguendo il tracciato della strada militare (sterrata), è costituito da un blocco compatto con impianto “a martello”, realizzato con murature perimetrali di pietrame, segnate dalla scansione regolare delle feritoie con cornici in laterizio, poste anche su più livelli; è circondato da un ampio fossato (largo 7 metri e profondo circa 4), ancora sostanzialmente conservato, e si sviluppa su tre piani differenti, due fuori terra e uno interrato. Nel piano interrato sono ricavati sedici locali, utilizzati al tempo della costruzione come deposito, mentre il piano terreno risulta suddiviso in diciannove vani, finiti a intonaco, con strutture di orizzontamento voltate (volte a botte).
L’unico ingresso al compendio – attualmente privo di ogni impianto – avveniva tramite il ponte levatoio, del quale rimangono le strutture di sostegno in muratura; il portone è segnato da una piattabanda formata da grandi conci in pietra lavorata. La copertura è costituita da un terrapieno inerbito che, mediante raccordi geometrici, forma ripiani e aree sopraelevate e protette.