Le Gualchiere di Remole costituiscono una delle maggiori testimonianze di architettura paleoindustriale in Europa. L’imponente complesso industriale in abbandono ormai da oltre trenta anni con le sue torri merlate, la vicina pescaia, la casellina per la foderaia e la gora – è tuttora considerato l’unico esemplare, fra gli antichi opifici medievali dell’area fiorentina, ancora significativamente conservato, e che peraltro consente la straordinaria lettura del testo architettonico originario e delle trasformazioni successive. Si tratta di un insediamento che, per la molteplicità degli episodi spaziali e costruttivi che lo caratterizzano, costituisce tuttora una realtà suggestiva e unica.
L’opificio, adibito alla follatura o gualcatura dei panni di lana (la battitura meccanica per accrescerne la compattezza e la resistenza), sarebbe sorto intorno alla metà del XIV secolo, probabilmente dopo la nefasta alluvione del 1333 e contestualmente all’emanazione degli statuti del Comune di Firenze del 1355, che imposero lo sgombero dei laboratori tessili infestanti la città con forti rumori e fetidi odori. L’edificio era strutturato in modo da sfruttare al massimo la forza motrice generata dall’acqua dell’Arno che, mediante lo sbarramento della pescaia a monte e il canale di gora, assicurava il funzionamento dei “folloni” per trattare i panni di lana e degli altri macchinari che azionavano i mulini presenti nell’opificio.
L’edificio ha l’aspetto di complesso fortificato, costituito da un corpo edilizio principale adibito alle lavorazioni industriali, e da due torri merlate laterali he ne segnano la visibilità anche da notevoli distanze e in particolare dalla sponda opposta dell’Arno da cui si godono ampie visuali del complesso e del suo contesto. Poco discoste dall’opificio si distingue il “borgo”, costituito da quelle che un tempo furono le abitazioni dei gualchierai, disposte a schiera a delimitare un ambito spaziale analogo a un piazzale, che unifica i due maggiori fabbricati edilizi in un insieme unitario, di cui ancora si rilevano testimonianze dell’antica cinta muraria merlata, priva purtroppo delle due porte di accesso abbattute dai nazisti sul finire della seconda guerra mondiale.
Il fronte dell’opificio verso l’interno è caratterizzato dalla presenza di diversi ponticelli su strutture arcuate che consentivano di superare il fossato della gora di carico mettendo in comunicazione l’interno dello stabilimento con il piazzale su cui si affacciano le abitazioni degli addetti. Le strutture murarie appaiono costituite in prevalenza da bozze di pietra calcarea e arenaria, associate a ciottoli, con taluni inserti di mattoni di datazione più tarda.