L’edificio fu realizzato tra il 1953 e il 1957ad opera dell’architetto Vittoriano Viganò. Considerato un capolavoro dell’architettura brutalista non solo italiana ma attualmente ridotto in stato di grave abbandono, sorge su un vasto lotto che viene trasformato in giardino, su cui affacciano i diversi padiglioni che lo compongono e che sono orientati secondo un asse est-ovest. Collegati tra loro da percorsi coperti e nel verde, i quattro nuclei edilizi principali sono organizzati in aree funzionali e accolgono rispettivamente uffici e direzione dell’Istituto Marchiondi Spagliardi, il convitto per gli studenti, il volume per i docenti e un centro scolastico. Un’unica scansione modulare definisce l’articolazione in pianta e lo sviluppo in alzato dei blocchi: la struttura viene lasciata a vista e il suo passo mantenuto costante, mentre cambia l’altezza dei singoli edifici e del percorso nel verde che definisce l’asse centrale di attraversamento. I pilastri in cemento armato a vista, a sezione costante e capitello asimmetrico sagomato a L, reggono travi a sbalzo a sezione rettangolare. Particolarmente interessante la scelta compiuta da Viganò, di concerto con gli educatori dell’Istituto, di abolire le tradizionali camerate in favore di alloggi duplex per dodici ragazzi. Da un basso corridoio vetrato con gli armadietti, si accede a una passerella che porta ai servizi igienici – il cui blocco aggetta in facciata – e, attraverso una scala a chiocciola in cemento con corrimano in ferro rosso, al livello inferiore in cui sono sistemati i letti attrezzati.
Il progetto è frutto di un concorso a inviti, cui parteciparono quattro architetti oltre Viganò, lanciato per realizzare una nuova sede dell’Istituto dopo che quella storica, in via Quadronno, era stata distruttuta dai bombardamenti del 1943. In una versione iniziale, prevedeva anche la costruzione di un teatro, una chiesa e un centro sportivo che non sono mai stati realizzati.