La laveria fa parte della prima concessione Mineraria del cantiere di levante denominata miniera di Sant’Antonio. L’impianto prese il nome di “laveria principe” in onore del Principe Tomaso di Savoia che la inaugurò nel 1877 durante la sua visita alla miniera.
Fu per l’epoca tra i più moderni impianti dell’isola al suo interno la macchina Libert con una potenza di 80 cavalli/vapore azionava i lunghi alberi di trasmissione che a loro volta facevano muovere vagli, frantoi e crivelli. La costruzione è realizzata da murature in pietra con ampie volte circolari le eleganti capriate in legno sono oggi sostituite da lamiere, restano ancora visibili gli infissi in legno e vetro che consentivano il passaggio della luce all’interno degli edifici.
L’impianto è suddiviso in tre corpi con strutture in cemento armato all’interno dei quali inizialmente si svolgeva il trattamento gravimetrico, nel corso degli anni la struttura ha subito vari interventi legati all’introduzione di diverse tecniche di lavorazione del minerale.
Sul retro della laveria avvenivano le fasi di arricchimento, frantumazione e cernita del minerale.
L’impianto era servito direttamente dal Pozzo Sant’Antonio, situato al livello superiore, da qui il minerale veniva trasferito su un binario che lo connetteva al Pozzo Sartori per poi raggiungere l’impianto di trattamento mediante un ulteriore scivolo.
L’impianto idrogravimetrico iniziale fu sostituito negli anni ’30 dall’impianto di flottazione, ovvero un impianto di trattamento differenziato, capace di separare attraverso le celle di flottazione più minerali. La sua potenzialità di trattamento era di 1200 t/giorno su tre turni per 5 giorni alla settimana.
È rimasta in funzione sino al 1981.