La cosiddetta Masseria del Duca di Martina, nota anche come Casino del Duca, è un complesso rurale di grande valore storico e architettonico, situato in contrada San Basilio, nel territorio di Mottola (TA), al confine con la provincia di Bari. Risalente al XIX secolo, l’edificio fu concepito come residenza nobiliare in ambito agricolo, rappresentando fin dalle origini un esempio significativo di architettura rurale aristocratica tipica della Murgia pugliese.
Originariamente appartenente alla famiglia Caracciolo di Martina Franca, la masseria fu acquistata nel 1824 dalla nobile casata dei de’ Sangro, di origini abruzzesi e strettamente legata alla corte borbonica. È proprio in questo periodo che l’edificio assume in gran parte la configurazione attuale.
Il complesso si presenta come una masseria fortificata, contraddistinta da una torre angolare, una cappella privata e una disposizione planimetrica che integra funzioni agricole e residenziali.
Oltre al pregio architettonico, la masseria riveste anche un’importante rilevanza storica: nel 1859 ospitò re Ferdinando II di Borbone e la regina Maria Teresa. Dopo l’Unità d’Italia, fu inoltre teatro di episodi legati al brigantaggio postunitario.
L’edificio conserva in gran parte la sua configurazione originaria e molti elementi architettonici di pregio.
A causa di cedimenti strutturali, si è reso necessario un primo intervento di consolidamento sulla facciata.
La struttura si sviluppa secondo l’impianto tipico della corte chiusa. Il prospetto è diviso centralmente dalla cripta di San Basilio. Sul lato sinistro si estende il corpo principale, con coperture a falda e aperture rettangolari disposte secondo un ritmo semi-costante. Sul lato destro, invece, il prospetto assume un carattere più marcato, con coronamento merlato, aperture rettangolari scandite regolarmente e cornici in pietra.
Tre portali voltati a botte si aprono lungo la facciata: il primo, caratterizzato da una bugnatura perimetrale, è verosimilmente l’ingresso principale. Sullo sfondo, si distingue una torre d’avvistamento.
Le coperture dell’edificio risultano solo parzialmente integre, con alcuni crolli localizzati.
Le modanature delle aperture e il coronamento merlato sono ancora ben conservati e rappresentano una chiara testimonianza dell’accuratezza e raffinatezza delle finiture architettoniche dell’epoca.

