In località Sperlonga nel territorio di Mattinata, si trovano i ruderi dell’ex convento di Santo Stefano, edificato nell’XI secolo sull’area di una necropoli paleocristiana del IV-V secolo. Gli ipogei nell’alto Medioevo ospitarono alcuni monaci eremiti basiliani, evento che portò alla nascita di una piccola comunità monastica.
Il monastero appare nei documenti per la prima volta in una bolla del 1177 di papa Alessandro III (1159-1181), indirizzata al priore Antonio di Pulsano. In essa si confermavano tutti i possedimenti della badia dei monaci pulsanesi, tra cui il «Monasterium Sancti Stephani quod Matinata consistit cum pertinantiis suis».
Nella seconda metà del secolo il complesso passò all’Abbazia di Monte Sacro in agro di Mattinata.
Del complesso sono oggi riconoscibili la chiesa e il monastero. La prima di pianta rettangolare, coperta da una volta a botte, non presenta un’abside ma solo i resti di un altare sulla parete di fondo; sino al secolo scorso vi erano tracce di affreschi e bassorilievi. L’edificio è accessibile da un portale architravato, sormontato da una piccola nicchia.
L’ingresso al monastero è caratterizzato da un portale a tutto sesto (XV secolo), realizzato con bugne a punta di diamante, inquadrato da una cornice modanata e sormontato dallo stemma dell’ultimo commendatario. Del convento si riconoscono le principali componenti edilizie: il chiostro di forma rettangolare circondato da arcate a tutto sesto con resti di affreschi; le celle al piano superiore; gli ambienti di servizio (forni, magazzini); la zona sepolcrale e le due torri di vedetta che fortificavano l’insediamento.
Oggi il complesso monastico è in stato di completo abbandono e infestato dalla vegetazione spontanea.

