Il sistema di mura urbiche della città di Alife, che si conserva quasi integralmente, si sviluppa lungo il perimetro rettangolare del centro storico per una lunghezza di circa 1900 m. Il circuito è scandito da torri di contrafforte, a base, alternata, quadrangolare o circolare, presenti in numero di otto sui lati lunghi e sei sui lati corti. Torri a pianta esagonale rafforzano i quattro angoli del recinto e quattro porte urbiche del tipo a cavedio si aprono nella mezzeria di ciascun lato. Le mura, in pietra calcarea, sono del tipo a sacco, con un nucleo in opus caementicium confinato tra due paramenti in opus incertum. La struttura muraria, realizzata per cantieri di altezza variabile tra i 70 e 90 cm, si conserva per un’altezza media di 7,50 m fuori terra ed ha una larghezza di 2,40 m.
Sulla base della tecnica muraria e della geometria caratteristica della pianta, gli studiosi fanno risalire la sua costruzione all’età sillana o triumvirale. Un primo intervento di restauro fu eseguito intorno alla metà del IV sec. d.C., per riparare i danni provocati dal terremoto del 346 d.C.. Nel basso Medioevo, tra l’XI e il XII secolo d.C., sotto il dominio della famiglia normanna dei Quarrel-Drengot, la cinta muraria fu oggetto di consistenti interventi necessari a migliorare la sua funzione difensiva, inclusa la costruzione ed integrazione del castello nell’angolo nord-orientale. Nei decenni successivi, il permanere della funzione difensiva delle mura e la persistente frequentazione del sito contribuirono alla conservazione del monumento, oggetto di continui restauri. In tale fase il più importante stravolgimento della situazione antica riguardò le porte urbiche, modificate per assecondare il continuo innalzamento del piano campagna esterno e interno, a seguito delle esondazioni dei limitrofi corsi d’acqua. Tra il XVIII e il XIX secolo, con la perdita dell’originaria funzione difensiva, l’espansione della città moderna e lo sviluppo di una densa edilizia nell’area a ridosso delle mura, il circuito venne a costituire sempre più uno scomodo ostacolo per la viabilità. Notevoli danni furono causati dal bombardamento alleato del 13 ottobre 1943. Nel dopoguerra, la scarsa sensibilità di molte amministrazioni, e soprattutto i nuovi mezzi meccanici di demolizione, causarono una serie di danneggiamenti gravissimi, solo parzialmente risolti dagli interventi di restauro conservativo attuati dalla Soprintendenza a partire dal 1972.