Il nuraghe Lugherras, monumento ciclopico della Sardegna centro occidentale, si distingue per la sua imponenza e per essere stato riutilizzato come tempo in epoca punica e romana. Il suo nome deriva dalle migliaia di lucerne votive ritrovate nella torre principale, che in epoca punico-romana fu adattata a santuario. L’edificio sorge sul ciglio di un pianoro, a circa sei chilometri dal paese, in un’area a maggiore densità nuragica. Un tempo fortezza strategica a otto torri, a difesa per millenni delle popolazioni protostoriche, è stato uno dei primi esplorati, già nel 1906, e fino agli anni tra 2006 e 2012.
Si tratta di un nuraghe polilobato, costituito da tre sezioni erette in periodi diversi. In origine era monotorre, con una torre centrale realizzata probabilmente nel corso dell’età del Bronzo recente (XIV-XII secolo a.C.); attorno al mastio, tra Bronzo finale e inizio età del Ferro (XII-IX a.C.), fu costruito un bastione con tre torri angolari, raccordate da sinuose cortine murarie, che racchiudono un cortile. Una quarta torretta fu aggiunta come rinforzo, modificando la planimetria, detta ‘a tancato’. In una terza fase, ancora, in piena età del Ferro, l’intero complesso fu ‘protetto’ da un antemurale pentagonale con quattro torri, all’interno del quale si trovano oggi i resti di un villaggio di capanne circolari.
Il mastio si eleva su due piani, costruito con grandi blocchi di basalto appena sbozzati e disposti in filari orizzontali. La pianta è circolare e l’accesso è sormontato da un poderoso architrave con finestrella di scarico. Varcato l’ingresso, si incontra un corridoio che conduce alla camera al pianterreno, alta nove metri e coperta a tholos con due ampie nicchie laterali.