Il nuraghe Piscu è probabilmente la testimonianza archeologica più maestosa e ben conservata di tutta la Trexenta, nel sud della Sardegna.
Sorta tra Bronzo Medio e recente (XV-XI secolo a.C.), la struttura fu costruita con blocchi di marna calcarea, lavorati e disposti su filari regolari. E’ formata da una torre principale, la più antica del complesso, e quattro torri angolari, unite da spesse mura, costruite in una fase successiva. All’interno del bastione, quasi un quadrato con lati di circa trenta metri, è delimitato un cortile. Attorno, un basso antemurale di grossi massi ‘abbraccia’ cinque torri sporgenti e include all’interno un villaggio di numerose capanne circolari e quadrangolari.
Alla torre principale, alta nove metri e di undici di diametro, si accede tramite un ingresso architravato con sovrastante finestrino di scarico. Il corridoio presenta due nicchie contrapposte e introduce nell’ampia camera a thòlos, costruita con blocchi sbozzati di calcare. La tecnica è ‘ad aggetto’: gli anelli diminuiscono di diametro man mano che si sale.
All’interno del muraglione è stato riportato alla luce un pozzo con funzione di cisterna per raccogliere acqua piovana. Durante le campagne di scavo nel fondo sono emersi vari tipi di vasi, una grande giara infissa in terra e coperta da una lapide, gusci di ostriche, zanne di cinghiale e ossa di animali; in una camera e nell’andito, uno scodellino di bronzo, cocci, pezzi di macine di pietra, un pezzo di marmo, forse usato per conciare pelli e grano carbonizzato.