Il palazzo a due piani con pianta ad U, deriva dalla ricomposizione settecentesca di un precedente edificio, già menzionato nel 1565. Appartenuto un tempo alla famiglia milanese dei Corio fu acquistato nel 1766 da Pompeo Litta Visconti. La forma attuale corrisponde alla planimetria riportata nella mappa del Catasto di Carlo VI (1722). L’impianto tipologico è a corte aperta; l’edificio principale protrae le sue ali allo spazio retrostante.
Il palazzo prospetta con l’imponente facciata (lunga circa 43 metri), lasciata in cotto senza intonacatura, direttamente su viale Mazzini, l’originale ripa del Naviglio di Abbiategrasso. La facciata esterna presenta un elegante portone d’ingresso ligneo inquadrato da un portale in pietra. È sovrastato da un balcone barocco in ferro battuto, di dimensioni maggiori rispetto alle due coppie di balconcini ai lati. La facciata e scandita regolarmente da lesene a tutt’altezza e da una fascia orizzontale marcapiano. Sopra l’androne d’ accesso, ai fianchi del balcone centrale, due specchiature ribassate con angoli curvilinei valorizzano la parte mediana della facciata. Il corpo padronale verso la corte presenta un porticato con archi ribassati e volte a crociera , che si connette all’ala laterale con due campate di luce minore, separate da un pilastro con lesene che, continuando al piano superiore, formano un interessante motivo decorativo. Notevole è anche lo scalone a tenaglia, accessibile dal porticato, con parapetto in ferro battuto.
Da tempo sotto utilizzato necessita di interventi di restauro conservativo per evitare la perdita di materia storica e della spazialità ad oggi in parte conservata tipica delle case patrizie settecentesche. Trovandosi in un contesto urbano fortemente trasformato da interventi recenti la sua valorizzazione consentirebbe di salvaguardare la memoria della storia urbana.