Nonostante l’eccezionale interesse, il Palazzo è poco noto agli studiosi, anche perché è attualmente suddiviso in numerose abitazioni private e dunque non facilmente visitabile.
Anticamente proprietà dei Trivulzio, era parte del Castello che mantiene ancora gli iniziali caratteri di fortilizio almeno in porzione dell’ala verso il parco, nella torre angolare a nord e nell’adiacente prospetto ovest (mapp. 75), entrambi merlati e con finestre ogivali, ritenute ancora di stampo quattrocentesco. Queste ultime aperture appaiono attorniate da ghiere in terracotta, definite come “fra le più preziose e saporite riscontrabili in castelli lombardi”.
Dal XVI sec., consolidata la loro fortuna grazie a buone riuscite militari, i Trivulzio trasformarono pertanto l’antica costruzione castellana in palazzo gentilizio, con caratteristiche eterogenee, ma costantemente di notevole qualità architettonica, estese, almeno, sino al XIX secolo, quando la dimora fu residenza anche della romantica eroina risorgimentale Cristina Belgioioso (1808-1871), col cui nome il Castello è ancora oggi ricordato.
Così come oggi appare, il prospetto ovest è suddiviso da avancorpo centrale, leggermente aggettante e coronato da elegante timpano centrale mistilineo. Sulle pareti della porzione a sinistra dell’intera facciata restano tracce dipinte di stemmi gentilizi, oltre al raffinato fregio in terracotta, con triglifi alternati all’emblema dei Trivulzio -e quindi della stessa cittadina di Locate Triulzi- costituito da tre volti uniti superiormente da corona.
Nei secoli, i lavori si estesero anche nelle ali (mapp. 116) verso la piazza cittadina, internamente articolate attorno a due corti.
Tramite ampio androne, già corrispondente all’antica cappella -di cui rimane grande bassorilievo devozionale a parete, della Madonna col Bambino fra angeli- la piazza è oggi collegata alla prima corte, denominata “Corte Cazzaniga”. Su quest’ultima prospettano serie di arcate prevalentemente murate, con ingresso, sull’angolo interno del fabbricato, all’asilo voluto dalla stessa Cristina Belgioioso, mantenente, sulla controparte, affresco con ritratto pontificale. Tracce dipinte, ancora con stemmi gentilizi, decorano i restanti prospetti sulla corte.
Mediante altro androne, coronato da alto fastigio semicircolare, la piazza è ugualmente collegata alla seconda corte, su cui prospetta, a sinistra, un fabbricato, poi sede dell ‘ACLI, rimaneggiato ma con interessanti tracce di preesistenze antiche. Nonostante le trasformazioni intercorse nel tempo, gli interni evidenziano ancora la monumentalità ed il valore dell’episodio anche grazie alla presenza di ampie superfici decorate e dipinte, in parte restaurate, in parte riconoscibili in sottostrato negli ambienti ad oggi ancora non utilizzati.

