Nel punto più alto dell’abitato, il cinquecentesco Palazzo Marino, Centurione esercita un grande fascino da rovina. Si tratta di un massiccio quadrilatero a metà tra la fortezza e la villa, non troppo diverso dalla Villa Borromeo d’Adda a Fagnano, presso Gaggiano.
La storiografia colloca la sua realizzazione tra il 1554 e il 1564 come villa di campagna di Tommaso Marino, proprietario anche del Palazzo Marino di Milano (oggi sede dell’amministrazione comunale). Intorno alla metà del Settecento è passato per matrimonio ai Centurione, famiglia della quale mantiene anche adesso il nome. Nella seconda metà del Novecento è stato utilizzato per alcuni anni come fabbrica per l’imbottigliamento del vino.
Architettonicamente presenta una vasta mole cubica, elevata sopra un poggio, con potenti contrafforti alle pareti. Il Piano terreno e il primo piano sono di grande altezza ed è presente un piano ammezzato. Esternamente si può notare il portale di pietra a timpano spezzato, con scudo araldico nel mezzo. In sommità si scorgono le tracce del cornicione caduto o demolito: era di muro, a sguscio di forte sporgenza, con lunette in corrispondenza alle finestre del mezzanino. L’ampio sotterraneo a volte robuste conteneva in origine cucine, servizi e cantine. Nell’interno ormai spoglio di ogni elemento decorativo, vaste sale nei due piani: coperte da volte nel terreno, e con soffittature di legno di accurata lavorazione al piano superiore. Al primo piano, presso ad una sala, un curioso localetto d’angolo, a pianta ottagonale, con nicchie e lesene sulle facce, offre un raro esempio di architettura sanitaria del tardo Rinascimento. Sebbene sia stato spogliato di ogni arredo e d’ogni traccia d’arte, la struttura originaria è rimasta sostanzialmente invariata.
L’edificio ha mantenuto la sua maestosità , rappresenta il risultato del particolare momento di sintesi e sperimentazione dell’architettura lombarda documentando il passaggio della tipologia del castello a quello della villa.