REAL ALBERGO DEI POVERI

L’Albergo dei Poveri sorge nel quartiere napoletano di San Carlo all’Arena, coprendo l’intero fronte ovest di piazza Carlo III. L’ospizio borbonico si svolge attorno a tre spazi quadrati, due destinati a giardino, il terzo volto ad accogliere una chiesa. La facciata principale presenta una scala monumentale a doppia rampa, tre ordini di finestre e un timpano triangolare che intervallano la linearità del fronte. Le dimensioni dell’edificio sono a scala urbana, considerando i 110.000 metri quadrati coperti e gli oltre 10.000 metri quadrati di spazi scoperti.
L’Albergo dei Poveri, casa per alloggiare i poveri del Regno realizzata tra il 1751 e il 1829, faceva parte del progetto di propaganda di Carlo III volto alla riconfigurazione urbana di Napoli attraverso la costruzione di grandi architetture per usi sociali. Interessante la soluzione dell’edificio sacro incluso nel complesso, a pianta ottagonale e a sei navate disposte a raggiera per permettere ai ricoverati di accedere alla chiesa direttamente dal loro dormitorio. L’opera rimase incompiuta per la sua mole e per l’instabilità politica che caratterizzò il Regno alla fine del XVIII secolo, arrivando a compimento di sole tre corti rispetto alle cinque previste da Fuga e lasciando alcune parti non finite. Salito al trono Ferdinando IV, si superò la visione assistenziale di Carlo III e il disegno di Fuga adottando il progetto di Maresca, con camerate per gli alloggi e locali ampi per allocare macchine di produzione manifatturiera, per assicurare agli orfani dell’Annunziata, accolti dal 1802, i mezzi di sussistenza e l’insegnamento di un lavoro. Negli anni il complesso ospitò le più svariate funzioni fino ad essere evacuato dopo il sisma del 1980 cadendo nel totale abbandono. Solo nel 1999 il Comune di Napoli, divenuto proprietario del bene si impegnò a promuovere progetti di conservazione e valorizzazione.
Oggi l’Albergo dei Poveri accoglie usi residenziali, attività sportive, culturali e artistiche, e funzioni legate alla presenza della Polizia di Stato. Alcune zone restaurate sono in attesa di un riuso, mentre la maggioranza degli ambienti risulta abbandonata e in stato di degrado avanzato. Tale condizione deriva, oltre che dall’intrinseca vulnerabilità dell’opera incompiuta, dalla vetustà e dall’incuria. Oggi i progetti di rifunzionalizzazione degli spazi del complesso prevedono la compresenza di più usi, culturali e di formazione.