I resti del Castello di Montetortore, facenti parte di un complesso costituito anche dalla Chiesa di San Geminiano e canonica, cimitero, casa del campanaro e aree pertinenziali, sorgono in un contesto ambientale a verde. L’insediamento si colloca sulla sommità di un colle in posizione dominante, quale luogo fortificato posto tra i territori di Modena e Bologna. La prima fonte che riporta il toponimo Monte Turturi è una donazione di terreni posta in questa curte, datata 1179. Il castrum di Montetortore è citato in una bolla di Papa Onorio III del 1220 e nella coeva ricognizione dei confini del Comune di Bologna. Con il consolidarsi e lo stabilizzarsi degli equilibri fra Modena e Bologna, il centro fortificato di Montetortore si trasformerà poi in un presidio militare e amministrativo del potere centrale, comprendente la residenza del Podestà, del Notaio, del Bargello, e una sede religiosa con la chiesa parrocchiale e la canonica, con limitata presenza residenziale.
All’interno di una prima muratura in pietra e sasso si è costituito un nucleo edificato con torre. Il recinto difensivo si è probabilmente riprodotto in un secondo anello tale da circondare tutto l’altopiano stretto e allungato che costituisce ancora oggi Montetortore, e ulteriori difese esterne furono approntate a difesa dell’accesso e per costituire un rivellino. I due nuclei in cui ancora oggi si organizza l’edificato sono quello civile e di difesa, e quello religioso attestato nei pressi dell’ingresso. Il nucleo civile, che costituisce fisicamente il recinto di estrema difesa, all’interno del quale troviamo la rocca e la torre, può essere considerato, a partire da questa organizzazione, come il nucleo storicamente più antico. All’estremo nord, ove era l’accesso al castello, protetto dal rivellino, troviamo alcuni edifici, fra cui la porta stessa, che sembra essere costituita da un portico di passaggio sovrastato da parte dell’edificio della porta, con a lato la chiesa e la canonica. Il complesso fu gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale e subì un prolungato stato di abbandono; negli anni Novanta del Novecento, il desiderio di recuperare il sito e favorevoli congiunture economiche hanno consentito un generale recupero e una ricostruzione di volumi e sagome di chiesa e canonica, salvaguardando quanto sopravvissuto.
