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RESTI DEL CASTELLO DI ROCCA FALCONA, PODERE E ORATORIO DI SAN GENESIO

RESTI DEL CASTELLO DI ROCCA FALCONA, PODERE E ORATORIO DI SAN GENESIO

Indirizzo: Via dei Gesuiti
Comune: Fabbrico
Provincia: Reggio Emilia
Regione: Emilia-Romagna
Architettura / Casale

I resti del castello di Rocca Falcona, il podere e l’oratorio di San Genesio sorgono in aperta campagna a nord dell’abitato di Fabbrico, immersi nel tipico paesaggio della bonifica, solcato da canali e da strade ortogonali che attraversano ampie aree coltivate, punteggiate da corti rurali. Nonostante le trasformazioni subite, rivestono come insieme un importante interesse culturale per la storia del territorio e delle sue tradizioni religiose e rurali, in quanto luogo d’impianto antichissimo, armoniosamente inserito nel paesaggio, che conserva le tracce del processo di evoluzione, durato secoli, da curtis fortificata a insediamento monastico e infine a podere agricolo.

Durante l’altomedioevo questo territorio, parte di una vasta zona paludosa originata dagli antichi alvei del fiume Po tra Reggio Emilia e Mantova, fu concessa da Tedaldo di Canossa, nonno di Matilde, a Guido dei Gandolfinigi. La nobile famiglia, di orgine longobarda, prese il nome di “Da Palude” dal suo feudo, che si estendeva da Bondeno degli Arduini (ora Bondeno di Gonzaga) a comprendere tutto il territorio di Reggiolo e una parte di quello di Fabbrico, costituita dalle frazioni di Bedollo e Villa Motta. In quest’ultima località, strategicamente centrale, la famiglia costruì un castello, stabilendovi la propria residenza.  Ritrovamenti di epoca romana testimoniano comunque come l’area fosse abitata già in epoca precedente, e la via San Genesio probabilmente ricalca il tracciato di un antico cardine di centuriazione. L’insediamento altomedievale doveva rispecchiare la tipologia della curtis, un castello a recinto con torre difensiva, chiesa e fabbricati rustici, centro della ripresa agricola e della vita civile e religiosa dopo la crisi tardo-antica. Il legame di fedeltà con i Canossa si rinsaldò al tempo di Matilde, con Arduino Da Palude, che divenne uno dei maggiori vassalli e fu con grande frequenza al fianco della marchesa come consigliere fidato. La famiglia conservò il feudo fino all’età comunale quando, nel 1247, si arrese alle pressioni espansionistiche dei Comune di Reggio Emilia, cedendo i territori della bassa reggiana e il castello di Villa Motta, che venne atterrato. Fu risparmiata solo la chiesa, dedicata a San Genesio e già dipendente dalla pieve di Fabbrico. Nel 1306 il territorio dei castelli di Fabbrico e Campagnola passò alla famiglia da Correggio. Nel secolo successivo, con l’attività di bonifica intrapresa da Niccolò da Correggio (1450-1508) e la conseguente rinascita agricola, l’insediamento, a quel tempo noto come Rocca Falcona, si trovò al centro di una vasta area produttiva. Dal prosciugamento delle valli emersero resti di antiche strutture e nel 1485 fu ritrovata una lapide che ricordava la fondazione nel 1009 di una chiesa dedicata a San Genesio nel castello di Rocca Falcona. Nel 1503 la chiesa coi suoi annessi fu ceduta ai padri domenicani del convento di San Domenico di Correggio, che ne mantennero la proprietà per circa tre secoli. A quelle date il complesso di edifici era composto dalla chiesa, da costruzioni adiacenti, che ospitavano le celle, un portico e un piccolo refettorio, e da altri fabbricati rurali. Nel 1765 i padri domenicani intervennero pesantemente sulla chiesa, abbandonata ad un lento declino, con una parziale ricostruzione. Dopo la soppressione del convento di Correggio, avvenuta nel 1787, il complesso di edifici e terreni passò ai domenicani di Modena e nel 1790 fu ceduto in permuta al conte Antonio Greppi, importante figura di imprenditore e finanziere milanese, che fece demolire la chiesa e realizzare l’attuale oratorio di minori dimensioni. Le notizie storiche riguardo gli altri fabbricati del complesso sono scarse ma attestano comunque la vocazione agricola e la presenza di annessi residenziali e rurali fin dalle origini.

Attualmente la corte agricola, tutta compresa all’interno del perimetro del fossato, è composta da un fabbricato rurale del tipo ad elementi giustapposti, da un edificio pro-servizi di minori dimensioni e dall’oratorio, che si affaccia sull’ala dove si conserva ancora la pavimentazione in cotto.

Il fossato, unico resto visibile del castello alto-medievale, tuttora pieno d’acqua, ha un tracciato pressoché quadrangolare e presenta sul lato meridionale un terrapieno che ne permette l’attraversamento, corrispondente con ogni probabilità all’ingresso dell’antica fortificazione.

Proprietà: Privata
Regime tutela: Provvedimento Espresso
Dettaglio provvedimento: Decreto Commissione Regionale del 22/12/2017
Stato di conservazione: Mediocre
Ambito cronologico secolo: XVIII sec.