Nella frazione aretina di Pescaiola, a breve distanza dalla linea ferroviaria Arezzo-Sinalunga, il Silos granario spicca nel contesto architettonico limitrofo per la severa essenzialità della sua architettura che ne dichiara forzatamente ed inequivocabilmente la sua funzione, oltreché per la compatta potenza dei suoi volumi.
Progettato, presumibilmente fra il 1934-35, dall’Ing. Ubaldo Cassi su commissione del Consorzio Agrario Cooperativo della Provincia di Arezzo, il Silos fu realizzato fra il 1937-38 e costituisce ancor oggi per la città di Arezzo uno dei migliori esempi di architettura industriale razionalista del fascismo.
La struttura a celle verticali consta di quattordici celle per immagazzinamento del grano e dei necessari locali di servizio. Ha una capienza massima di 39.050 quintali di grano. Nella sua progettazione sono state tenute presenti l’economia di esercizio e l’economia di costruzione (pur nella rinuncia all’uso di materiali di scarsa qualità e facile deperibilità); tralasciati gli elementi decorativi, l’opera affida la caratterizzazione della sua struttura alla dicotomia del compatto blocco dei volumi cellulari a cui si affiancano, con un’area pensilina, tre svettanti e accostati elementi verticali, tipici degli anni Trenta. Con il recente abbattimento del foro Boario e la conseguente urbanizzazione dell’area, il Silos di Pescaiola rappresenta, allo stato attuale, un considerevole reperto di archeologia industriale, qualificante per la storia della città di Arezzo.