Il monumento in stile barocco sovrasta la Piazza Amendola dove si trova il Palazzo della Dogana. I prospetti delle palazzine che affacciano sulla piazza nascondono il basamento a bugne riquadre collocato esattamente alla Salita dell’Orologio, nei pressi dell’ingresso delle Grotte longobarde. Data la sua altezza e la sua collocazione, la Torre dell’Orologio sovrastava gli edifici circostanti e la sua sommità, che un tempo rappresentava un traguardo tangibile da quello che era l’asse viario che portava il grano dalla Puglia a Napoli, oggi è ancora visibile da lontano.
La torre è infatti alta circa 36 metri. In origine presentava due piani di cui il più elevato scoperto. L’orologio a campane della “diana”, che suonava a martello in caso di pericolo, ha completato la struttura solo dopo la elevazione di un terzo livello.
Si discute ancora dell’origine di questa struttura. Da un lato, secondo la tradizione, la Torre sarebbe stata edificata su una preesistente rocca delle antiche mura di Avellino, più precisamente sul sedimento di torre di avvistamento a sua volta edificata su un campanile. Dall’altro, in tempi più recenti, avanza l’ipotesi che la realizzazione sia avvenuta nel XVII secolo, per volontà del principe Francesco Marino Caracciolo. Egli commissionò la costruzione della struttura quale elemento di rappresentanza di una nuova città ridisegnata dalla famiglia caracciolo e ne affidò, così, il progetto a Cosimo Fanzago, ma documentazione in proposito è attualmente mancante. Invece fonti certe attestano l’intervento dell’architetto napoletano Giovan Battista Nauclerio.
Una lapide attesta che la torre è stata restaurata nel 1782 per risanare i danneggiamenti subiti a seguito dei vari terremoti risalenti al XVII e XVIII secolo. Oggi tuttavia riporta qualche ricostruzione integrale di alcuni elementi originali nuovamente danneggiati e distrutti dal terremoto del 23 novembre 1980.